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Il libro Tutti i dossier a luci rosse che Wanda, l’amica psichiatra, rivelò a Wojtyla

Wanda Poltawska «era l’unica a poter accedere senza mediazioni all’appartamento del Papa» e ha usato questo privilegio per far arrivare sul tavolo di Giovanni Paolo II anche informazioni su scandali di natura sessuale che coinvolgevano prelati, casi che al Pontefice venivano nascosti. È quanto emerge dal libro «Karol e Wanda», (Sperling & Kupfer, pp. 240, 18 euro), appassionata inchiesta a firma dei giornalisti Giacomo Galezzi e Francesco Grignetti, in libreria da martedì. Nel volume, anche grazie a testimonianze e carteggi inediti, si ricostruisce il rapporto di amicizia e il profondo legame spirituale tra Karol Wojtyla e la giovane psichiatra, sopravvissuta al lager nazista dove aveva vissuto un’esperienza destinata a segnarla per tutta la vita. Galeazzi a Grignetti mostrano il ruolo avuto dalla dottoressa Poltawska nell’aiutare Wojtyla vescovo e poi Papa su temi quali la famiglia, l’aborto, il modo di verificare la maturità affettiva dei candidati al sacerdozio. L’amica del Pontefice svolse un ruolo fondamentale all’inizio del 2002, in una vicenda simile agli scandali di cui si parla in questi giorni, riguardante l’arcivescovo di Poznan, Juliusz Paetz, già prelato d’anticamera in Vaticano. Già sei anni prima il prelato era stato accusato da alcuni sacerdoti i quali avevano scritto a Papa Wojtyla raccontando con dolore di essere stati oggetto di avance sessuali durante gli anni del seminario. Ma quella missiva non arrivò mai sul tavolo del Pontefice, bloccata dai suoi più stretti collaboratori, convinti dell’innocenza di monsignor Paetz. È Wanda Poltawska, nell’autunno del 2001, a consegnare personalmente nelle mani di Giovanni Paolo II una comunicazione del rettore del seminario che confermava le accuse e chiedeva al Pontefice di intervenire. Wojtyla, debitamente informato, interviene, inviando un visitatore apostolico nella diocesi. Da Cracovia, la dottoressa Poltawska pubblicamente «tuona contro la gerarchia della Chiesa per il lungo silenzio con cui ha cercato di coprire il caso».

Nel marzo del 2002 l’arcivescovo di Poznan, che continuerà a professarsi innocente, viene dimissionato senza spiegazioni ufficiali.

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