La sorte dellistituto
«Vittorino da Feltre»
era decisa da tempo
Dopo lunga e penosa malattia si è spento, non proprio serenamente, l'istituto Vittorino da Feltre. Quando noi ex vittoriniani (cioè ex alunni e genitori degli attuali ex alunni) ci siamo sentiti raccontare dagli addetti ai lavori che questa prestigiosa scuola era arrivata al coma irreversibile e che l'unica soluzione sarebbe stata quella di staccare pietosamente la spina per offrire al Vittorino una morte dignitosa, ci siamo subito ribellati a questa falsa eutanasia.
La ribellione non era dettata dalla cocciutaggine di non voler ammettere che dopo lunga malattia ci sia la morte, ma dal fatto che, molti sono tuttora convinti che da lungo tempo, in maniera poco trasparente, fosse in atto un preciso disegno per accelerare il decesso dell'Istituto.
Gli ex vittoriniani dopo aver ottenuto a fatica un colloquio con i profondi conoscitori dello stato di salute di questa scuola si sono subito resi conto che le sorti dell'istituto erano già state decise da tempo. Pareva di assistere ad un processo alle streghe. Si era capito subito che i giudici fingevano di ascoltare la difesa mentre da tempo avevano già montato il rogo.
Siamo stati accusati di aver fatto poco per salvare la scuola. Ci hanno persino chiesto come mai se tanto amavamo questa scuola, fosse così basso il numero degli iscritti. Ci hanno anche detto che quando un giocattolo è rotto e non val la pena di ripararlo va gettato via.
Noi abbiamo la coscienza a posto e i fatti lo dimostrano. Sarebbe invece più logico domandarsi se a staccare la spina non sia stato un impietoso gioco di interessi privati e siccome gli affari, si sa, sono affari se soccombe uno degli ultimi baluardi della cultura cattolica
pazienza!
Un gruppo di genitori delusi
Docenti severi:
diplomarsi
non era così facile
Il «Vittorino» non era una scuola per asini. È confortante che in molti abbiano sentito il fragore del crollo del «Vittorino da Feltre». Ciò significa che la fine di una scuola così prestigiosa ha lasciato un segno, ne sono testimonianza i numerosi articoli usciti sui giornali. Purtroppo abbiamo anche letto qualche scritto che insinuava che il «Vittorino» sarebbe stata una scuola facile nella quale fosse assai semplice conseguire il «pezzo di carta», il porto sicuro ove approdavano i naufraghi di scuole ben più severe.
È giusto ricordare che il trovarsi bene in una scuola non è subordinato alla facilità ma piuttosto alla professionalità dei docenti capaci di conciliare sapere e comprensione, attenzione ad ogni singolo individuo nel rispetto dei programmi scolastici, anteposizione della vera cultura allarido nozionismo. È ottuso affermare che la severità fine a se stessa sia garanzia di eccellenza per una scuola. È bene rammentare poi, per buona pace di questi detrattori, lelevato numero di persone illustri che il «Vittorino» ha formato in ogni tempo. Criticare piace, ma sarebbe bene ricordare che di solito chi non sa eccellere come artista prova sempre a fare il critico. Questa è una delle prime lezioni che il «Vittorino» ci ha impartito.
Colpa dei genitori che non hanno più creduto nella scuola
Faccio riferimento a quanto scritto dal lettore che si firma «Francesco 80».
1)Premessa
Mi fa piacere che Lei, da ex alunno del Vittorino, sia un lettore de il Giornale e non faccia parte della legione di ex alunni finiti sotto il verbo di altri «media» e se il Vittorino ed altre scuole private (religiose) sono finite in situazioni di crisi è anche dovuto al fatto che tanti padri (ex alunni) non hanno più ritenuto utile far frequentare le suddette scuole ai figli e quindi si è spezzata una tradizione familiare di padri-zii-nonni allievi da generazioni di quelle scuole.
2) rilievi formali
Cercherò di rispondere alla lettera senza fare un mix con altre lettere di altri lettori sullo stesso argomento.
3) rilievi sostanziali
Credo che occorra sempre partire dai fatti oggettivi (tralasciando il sentimentalismo da ex alunno), ascoltare le opinioni di altri lettori evitando di fare commenti un po' «talebani» su persone che Lei non conosce ed evitando di vedere «complotti» o «golpe» da parte di terzi.
- Persone che non hanno mai frequentato il Vittorino:
Mi scusi ma chi vive di ricordi può essere veramente obiettivo? Oppure si fa prendere dal sentimentalismo dal «come eravamo» e quindi le opinioni di «esterni» devono essere prese come un utile spunto per fare dei ragionamenti secondo il metodo socratico della tesi-antitesi-sintesi e senza partire da una sintesi gia' preconfezionata e poi... andare a ritroso.
Per quanto mi riguarda informo che nel 1967 ero stato ammesso al Vittorino ed avrei potuto iniziare a frequentare la 1a liceo classico; provenivo dal d'Oria ed andavo a ripetizione, essendo stato rimandato in greco (4a ginnasio) nell'estate 1966 dal prof. Giannetti - docente del Vittorino, e nella primavera 1967, con due ore di ripetizione alla settimana di latino, superai poi gli esami di 5a ginnasio.
Avrei potuto così frequentare il liceo classico al Vittorino ma i miei erano impegnati con un mutuo casa, eravamo una famiglia di sei persone monoreddito e così frequentai il liceo C. Colombo dove mi trovai bene come ambiente anche perché frequentando gli scouts del reparto Genova XVI, avevo già molti amici in quel liceo.
- Provenienza di alunni del Vi
Il 90% degli alunni era di provenienza interna e solo pochi erano, come ho scritto, delle «new entries» che spesso l'anno dopo emigravano altrove e cioè in scuole da due anni in uno etc. etc.
- Vita di
La mia vita non è stata né squallida né mediocre e non sono stato superato dai soli peggiori. Se avessi frequentato il Vittorino avrei avuto più fortuna? Forse se fossi restato a Genova nel giro giusto.
- Noi del Vittorino
Il Suo caso non può essere generalizzato perché ci sono ex alunni del Vittorino che hanno fatto la loro strada ed altri che dopo un inizio brillante hanno avuto la sfortuna di trovarsi coinvolti in un fallimento.
- Conclusioni
Tutte le opinioni devono essere liberamente espresse e poi valutate da ciascuno; contesto e rifiuto il fatto che Francesco '80 mi mischi con il Bernini & C. perché mi sembra una conclusione dello scritto come minimo superficiale.
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