La Liguria promuove i «nuovi» referendum

Il giorno dopo non resta che cercare di mettere ordine. Il referendum sulla procreazione assistita è fallito, il quorum non è stato raggiunto, anche se la Liguria si è distinta per un 10 per cento in più di affluenza alle urne, il 34 per cento contro il 25,9, con punte del 37 a Genova città e del 38 in provincia della Spezia. Con lievissime differenze al ribasso sul quarto quesito, quello che riguarda la fecondazione eterologa. Ma al termine di una campagna referendaria che chi più insulti ha più ne metta, con buona pace dell’appello al confronto pacato della Cei, urge una riflessione. Anzi, si dice da più parti, urgono provvedimenti.
La prima proposta sul «come» arriva dal senatore di Forza Italia Luigi Grillo. Lui, è uno che di solito agisce d’impulso. Soprattutto quando pensa che una cosa s’abbia da fare a ogni costo. Così. Ieri il referendum sulla procreazione assistita. Oggi una proposta di legge costituzionale: per raddoppiare il numero di firme necessarie a indire la consultazione.

E per limitare i temi sui quali i cittadini possano essere chiamati a esprimersi, possibilmente escludendo quelli così complessi e delicati come la bioetica. Di certo, scandisce Grillo, c’è che mai più dovrà ripetersi una campagna simile a quella appena conclusasi. Le false (...)

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