Milano - Da colonizzati a colonizzatori. L’indiano Ratan Tata è il nuovo proprietario di Land Rover e Jaguar. E una volta posta la firma sotto il contratto, in virtù del quale la Ford cederà al gruppo asiatico i due prestigiosi marchi, il tycoon di Mumbai potrà togliersi una grande soddisfazione, quella di mettersi al volante di due gioielli della «corona» e, soprattutto, di assicurare a Jaguar, Land Rover e all’intera forza lavoro (circa 16.500 addetti) un futuro. Come anticipato ieri dal Giornale la lunga trattativa fra Tata e Ford è giunta all’epilogo e oggi, a Londra, con una stretta di mano e le rispettive sigle sul contratto, i capi dei due gruppi metteranno nero su bianco. Tata dovrebbe firmare un assegno da 2,65 miliardi di dollari, anche se alcuni analisti stimano un esborso inferiore. Da subito il colosso indiano, partner industriale di Fiat, era apparso in pole position nella gara per l’acquisto dei due marchi che Ford aveva messo sul mercato per cercare di riassestare i conti. Ma la trattativa con il compratore indiano (da solo rappresenta il 3,2% del pil del Paese asiatico), che sta crescendo in immagine e peso industriale sui mercati internazionali ottenendo per questa transazione un prestito di 3 miliardi di dollari da Jp Morgan e Citigroup, si era dilungata nell’affrontare l’ostacolo sindacale. La potente sigla Unite, che rappresenta 12mila dei 16.500 addetti, aveva infatti preteso dovute rassicurazioni da parte della nuova proprietà.
Tata, secondo gli accordi, si assumerà le passività derivanti dai pensionamenti e continuerà a rifornirsi di motori, carrozzerie e altri sistemi dagli stabilimenti della Ford a Bridgend, in Galles, e a Dagenham, nei pressi di Londra. Inevitabilmente, ora, l’attenzione si sposterà sulla Fiat, visto che proprio il gruppo di Torino potrebbe trarre importanti vantaggi dallo shopping inglese del socio Tata. «Siamo pronti a dare un supporto tecnico», ha più volte detto l’amministratore delegato Sergio Marchionne, facendo capire che al Lingotto fanno gola, oltre alle tecnologie di Land Rover sulla trazione integrale, anche le reti commerciali americane dei due marchi. In proposito, lo stesso Marchionne, in un’intervista al Financial Times, ha ribadito le linee di azione della Fiat (più 3,8% a 13,66 euro ieri in Borsa) in vista del ritorno del gruppo negli Usa con Iveco, Alfa Romeo e Fiat 500 (Ferrari e Maserati sono già affermate Oltreoceano). I tempi sono stretti e il top manager ha già avviato contatti con i costruttori locali.
I potenziali candidati sono Gm, Chrysler e Ford, ma la selezione si restringe se si considera che con la prima c’è alle spalle un divorzio e che la seconda è alle prese con una complessa ristrutturazione. L’ipotesi più plausibile è, quindi, quella di un accordo con la Ford, con cui Torino ha già una joint-venture in Polonia per la produzione della Ka nello stesso stabilimento dove viene costruita la 500.
Sui tempi relativi all’Alfa, Marchionne ha indicato come date il 2011 e il 2012, mentre più imminente potrebbe essere l’arrivo della 500, reduce dai successi conseguiti in Europa. Allo studio c’è anche l’arrivo sul mercato americano di Iveco, con il furgone «leggero» Daily, che verrebbe commercializzato dalla rete Cnh.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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