Cultura e Spettacoli

Linea e colore, strumenti contemporanei

Klimt, Kandinskij, Klee, Boccioni e Modigliani sono i cinque maestri che fra Otto e Novecento partirono da una base comune per rivoluzionare l’arte

Cinque artisti europei vissuti a cavallo tra Ottocento e Novecento, diversi, ma con una base comune: linea e colore. Ciascuno di loro ha saputo adattare questi due elementi al proprio temperamento e alla propria cultura, con esiti così differenziati da creare nuovi fatti artistici.
Il più vecchio fra questi autori è l’austriaco Gustav Klimt, vissuto tra il 1862 e il 1918, fondatore della Secessione viennese, un fenomeno complesso, diffuso nella Mitteleuropa del secondo Ottocento. La linea, ritmica e fluente di Klimt, racchiude piatte superfici di colore smaltato e dorato, con il risultato di fare gioielli, più che figure o ritratti. Chi riesce a vedere subito in quel famoso Bacio due figure, maschile e femminile che, strettamente abbracciate, si stanno baciando? Quello che in realtà colpisce è una sagoma dorata e preziosa, incastonata di pietre colorate, come un oro smaltato medioevale. Per trovare forme così fiorite, bisogna tornare addirittura al tardogotico, ma Klimt ci aggiunge di nuovo, il simbolismo.
Il russo Vasilij Kandinskij, nato a Mosca nel 1966 e morto a Parigi nel 1944, va più avanti. Manovra linea e colore senza più preoccuparsi di creare forme in qualche modo riconoscibili, al contrario. Meno individuabili sono, meglio è. Un quadro è addirittura più bello al rovescio, quando non si capisce bene ciò che rappresenta. Bastano le linee, curve, verticali, diagonali, e i colori intensi e contrastanti, a renderlo attraente. Nascono Composizioni, Improvvisazioni, Impressioni astratte e lui, Kandinskij, diventa il fondatore e il teorico dell’astrattismo. Il Quadro con bordo bianco, una grande tela del 1913, esposta in quell’anno a Berlino nel primo Salone autunnale tedesco, è una tavolozza di colori. Una vera e propria dissoluzione delle forme in cui si sente «il suono di un energico ribollire dentro», annullato nel bordo bianco, come spiegava lo stesso artista. E per creare questo meraviglioso pasticcio cromatico Kandinskij si era provato in decine di schizzi, disegni e bozzetti.
Lo svizzero Paul Klee, classe 1879 (morto nel 1940), forse perché figlio di un musicista, ed esperto lui stesso di musica oltre che di grafica e letteratura classica, fa dei suoi quadri pezzi di musica. Non perché linee e colori descrivano note, ma perché sono vere e proprie vibrazioni musicali. Il Paesaggio con uccelli gialli, un acquerello del 1923, con quelle piante lineari e ondulate, tra cui posano piccoli uccelli gialli stilizzati, è uno spartito colorato di musica esotica.
Per il futurista Umberto Boccioni, nato a Reggio Calabria nel 1882 e morto al fronte, a Verona, nel 1916, linea e colore sono invece movimento. Non importa se il quadro rappresenta figure, oggetti, stati d’animo: l’importante è che riesca a dare una visione dinamica e simultanea delle cose. Visioni simultanee si intitola proprio un celebre olio del 1911, che dà le vertigini: nel contorcimento di case e figure, nel trapassare veloce delle une nelle altre, si riesce a cogliere un grande volto femminile che guarda dall’alto la vita della città, come se ci fosse dentro. E gli esempi sono decine, dalla Città che sale alla Strada entra nella casa sino a quel Dinamismo di un corpo umano in cui linea e colore diventano masse colorate astratte che ruotano vorticosamente.
Amedeo Modigliani (nato a Livorno nel 1884 e morto a Parigi nel 1920) è un patito della linea, da buon toscano, e del colore, da buon allievo macchiaiolo. Non ama l’astrattismo, ma ancora la figura e la crea con una linea pura e nitida, che contorna grandi volumi formati da colori decisi e intrisi di luce. Una linea geometrica, che segna nasi e bocche spigolosi, colli simili a tubi, riempiti di ocra, rosa, celeste, con coraggio e risultati straordinari.


mtazartes@alice.it

Commenti