da Milano
«L’intervento pubblico è necessario quando la frittata è già stata fatta, come in questo caso. I due istituti Fannie Mae e Freddie Mac tecnicamente erano già falliti da tempo».
Per Gregorio De Felice, economista e presidente dell’Associazione italiana analisti finanziari (Aiaf), il caso dei due colossi del credito ipotecario americano non è la dimostrazione che è necessaria una maggiore presenza del settore pubblico nell’economia. Tutt’altro. Quello che lo Stato deve fare è, semmai, vigilare meglio. La crisi dei subprime, che finora è costata 500 miliardi di dollari solo in svalutazioni e perdite nei bilanci di banche e istituti finanziari di tutto il mondo, avrebbe potuto essere evitata se solo i governi avessero preteso maggior trasparenza nei mercati.
Presidente De Felice, come ha potuto crearsi un problema di queste dimensioni?
«Il fatto è che negli Stati Uniti c’è stato un eccesso di finanza rispetto all’economia reale. Certo sarebbe stato meglio non arrivare a una nazionalizzazione, è un fatto doloroso soprattutto per l’economia statunitense che è tutta impostata sul libero mercato».
Sono i controlli da parte delle autorità pubbliche a essere piuttosto carenti?
«Sicuramente non c’è stato un controllo adeguato. Anche a causa della situazione ibrida di Fannie Mae e Freddie Mac: sono nate come agenzie pubbliche, poi sono diventate società private ma hanno continuato a essere percepite come appartenenti alla sfera pubblica. Svolgono l’attività di credito ipotecario, che è una tipica attività bancaria, ma senza essere banche, quindi senza un controllo diretto da parte della Federal Reserve. Negli Stati Uniti c’è troppa frammentazione nel sistema dei controlli; questo è all’origine del problema dei subprime. Ora il salvataggio dei due istituti americani darà un sollievo temporaneo alla Borsa, ma non risolve tutti i problemi. C’è ancora troppa poca trasparenza».
Le svalutazioni da subprime hanno prodotto mega perdite anche tra le banche europee, ma l’Italia per ora se l’è cavata molto meglio.
«Innanzitutto va considerata la maggiore prudenza delle banche italiane nell’erogare mutui e anche la maggiore prudenza delle famiglie nell’indebitarsi. Poi, abbiamo un sistema di controlli di tutto rispetto. Il sistema di vigilanza della Banca d’Italia è uno dei migliori d’Europa».
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