Franco Ordine
nostro inviato a Oslo
Zero a zero e primo pareggio azzurro nel girone. Ma è meglio sintetizzare così: zero spaccato per la Nazionale. Zero gioco (con leccezione di Pirlo), zero emozioni, zero tiri in porta di un qualche rilievo: da un calcio come il nostro è lecito pretendere qualcosina di più. La Norvegia non è il Brasile e Carew non è Ronaldo eppure mena la danza per tutta la serata, sotto la pioggia, organizzando un assedio vecchio stile. Che il gruppo degli azzurri si consegni alle ultime prove della stagione con uno stato di forma precario è documentato da un paio di accidenti muscolari (entrambi frenano gli interisti, Materazzi e Vieri): Lippi va per la sua strada, fa esordire anche Iaquinta, si fida di Cassano che tiene banco con qualche numerino. Ai tanti vedovi inconsolati di Totti bisogna ricordare che in questo scenario persino per uno come Francesco sarebbe naufragato: se non ha al proprio servizio una squadra in gran salute, neanche il re de Roma riesce a brillare. Piantamola qui con questa storia e pensiamo a cosa ci aspetta a settembre: due viaggi in Scozia e Bielorussia, per conquistare il pass per il mondiale tedesco.
Prima difficoltà: qui a Oslo piove senza tregua e il prato dello stadio ne risulta danneggiato in modo vistoso. Meglio calciare lungo che provare a triangolare: la Norvegia gioca così il calcio per cui ha vocazione, davanti la boa Carew fa da apripista per gli inserimenti di centrocampisti e laterali che trovano burro dalle parti di Bonera e Camoranesi. Seconda difficoltà: in campo azzurro ci sono un paio che giocano a calcio (Cassano e Pirlo in rigoroso ordine alfabetico) e altri otto che rincorrono il pallone. Diventa un supplizio per la Nazionale di Lippi, mal disposta, fisicamente in crisi, organizzare qualcosa di serio dalle parti di Myhre, il portiere di casa. Lunica mezza occasione del primo tempo è la conseguenza di un dribbling in giravolta di Cassano e dellinserimento di Camoranesi che sallunga lattrezzo e viene perciò chiuso dal portiere in uscita. Dallaltra parte Buffon non deve certo ricorrere a magie per respingere le puntate dei norvegesi: solo un colpo di testa di Carew, alto sulla traversa, richiama la sua attenzione. I piedi di Riise (chi si rivedede, il laterale del Liverpool), di Andresen e di Pedersen non sono granchè ma neppure Vieri si lascia ammirare per qualcosa di serio. Apre uno sportellone sul viso di Riise ed è lunico momento di notorietà nel primo tempo.
Da un lato, a destra, Bonera sbaglia anche passaggi elementari, Camoranesi vince un solo dribbling, dallaltra Zambrotta è cotto a puntino mentre Grosso non ha la personalità per imporsi nei confronti di Solli. Pirlo è lunica luce nel buio pesto.
Nella ripresa si scatena Carew, è lui lariete col quale la Norvegia prova a prendere a spallate il fortino azzurro. Due volte si beve nello stretto Cannavaro, segno che coi piedi ci sa fare ma due volte cicca il tiro in porta prima di farsi ammirare su una punizione che Buffon devia allungandosi da gatto vero. Il suo dirimpettaio, Bobo Vieri, quello che parla a versi (ultimo il suo «prrr» alla camera Mediaset, che signore), si congeda in modo malinconico dalla scena internazionale e dalla stagione. Al primo scatto autentico (lancio di Cassano fuori misura), si arrende un muscolo della coscia destra: cè il rischio che salti anche la finale di coppa Italia, sembra tornato un vecchio arnese, non devessere una grave perdita per Mancini. Prima di farsi da parte, sullunico lancio di Cassano, sbavato da Lundekvam, il sinistro di Vieri è indecente. Via che non serve, al suo posto Toni che può entrare nel tabellino se non sbagliasse, col piede giusto, il golletto dellingiusto vantaggio. Appena Cassano mostra la corda Lippi promuove Iaquinta (al debutto assoluto).
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