Lippi e i suoi fratelli In panchina è di moda l’italiano

I tecnici stranieri non vanno più di moda nemmeno in Italia. Al contrario, quelli di casa nostra continuano a essere apprezzati all’estero. I due casi emblematici sono Luis Enrique, sinonimo della rivoluzione culturale avviata dalla Roma la scorsa estate, progetto miseramente fallito con l’asturiano che ha gettato la spugna, e Marcello Lippi, l’ex ct azzurro campione del mondo che da ieri e fino al 2015 allenerà i cinesi del Guangzhou con un contratto faraonico (11 milioni di euro l’anno).
Nel valzer delle panchine, che va in scena a sipario calato sulla stagione (manca solo la finale di Coppa Italia che potrebbe tra l’altro sancire il divorzio tra Mazzarri e il Napoli), si assisterà a una completa italianizzazione della serie A. Con Vincenzo Montella, il più giovane tecnico del nostro massimo campionato, pronto a tornare a Roma sulla panchina giallorossa che lasciò un anno fa, sacrificato sull’altare della scommessa straniera giocata (e persa) dalla nuova proprietà americana. Ieri l’ex Aeroplanino, autore di un’ottima stagione alla guida del Catania, ha ricevuto la benedizione di Rosella Sensi («sarei felicissima se tornasse») e Francesco Totti. «Vincenzo ha un bel carattere, appena arrivato mi ha messo fuori - così il capitano giallorosso -. Nei quattro mesi in cui ha allenato la Roma ha dimostrato che non guarda in faccia nessuno».
Aria di cambiamento anche in casa Lazio, dove Edy Reja sembra intenzionato a salutare la truppa biancoceleste. Dietro l’angolo balla sempre il nome di Gianfranco Zola, che nel curriculum vanta un’esperienza di due anni su una panchina di Premier League (West Ham) e che era già stato contattato dal presidente Lotito quando Reja aveva presentato le sue dimissioni a febbraio. L’ipotesi più suggestiva arriva sempre dall’Inghilterra e in questo caso sarebbe un gradito ritorno: Roberto Di Matteo, che sabato farà la finale di Champions sulla panchina del Chelsea, ultimo atto della sua avventura ai Blues. La Lazio ha tentato un approccio, a Di Matteo (legatissimo ai colori biancocelesti) non piacciono però i ritorni.
Al suo posto a Londra - pare quasi fatta - dovrebbe arrivare Fabio Capello, che qualche mese fa lasciò la guida della Nazionale dei Tre Leoni anche a causa del caso Terry (insulti razzisti dell’ormai ex capitano dell’Inghilterra a Ferdinand). Ad Abramovich l’idea non dispiace, a Don Fabio meno che mai.
Blindatissime le panchine di Allegri a Milano e naturalmente Conte a Torino, conferma a Parma per un altro ex ct azzurro, Roberto Donadoni. All’Inter Moratti sta pensando di dare ancora fiducia ad Andrea Stramaccioni, mentre il Napoli pensa addirittura al già citato Reja (sarebbe un altro ritorno) come direttore tecnico. A Udine resta Guidolin, nonostante la tentazione di mollare per stanchezza dopo la conquista del preliminare di Champions.
E in molti attendono le mosse dei Della Valle a Firenze. Furono loro a puntare forte su un tecnico straniero, Mihajlovic, poi mollato in corso d’opera (ora diventerà ct della Serbia).

Chiusa l’avventura in maniera tumultuosa con Delio Rossi - sogno proibito del Catania, più facile che arrivi uno tra Arrigoni, Marino o Marcolin -, a contendersi la panchina saranno Claudio Ranieri, un italiano protagonista anche all’estero, e Zdenek Zeman. A lui potrebbe spettare il titolo di unico straniero in A, anche se il boemo allena da 30 anni in Italia. E forse - non certo per il suo gioco sbarazzino - un po’ italiano si sente.

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