Lippi promuove Cassano, ma solo come cabarettista: "È simpaticissimo"

Il ct della Nazionale ospite del festival del giornalismo di Perugia: «Cassano è come Balotelli, un altro tormentone. Hanno doti tecniche notevoli. Per l'interista, in particolare, deve completarsi quel processo di maturazione portato avanti dal tecnico nerazzurro»

Antonio Cassano è stato «simpaticissimo» quando oggi ha affermato: «Lippi chi? Il conduttore televisivo?». Lo dice sorridendo il ct della Nazionale, Marcello Lippi, nel corso di una intervista pubblica, condotta dal videdirettore della Gazzetta dello Sport, Gianni Valenti, nell'ambito del Festival del giornalismo in corso a Perugia.
Quella di Cassano è stata, secondo il tecnico degli azzurri, una battuta «simpaticissima» in risposta a un «Cassano chi?» pronunciato dallo stesso Lippi tempo fa durante una delle fasi del tormentone «Cassano in nazionale». «Cassano è come Balotelli, un altro tormentone - ha aggiunto il ct -. Hanno doti tecniche notevoli. Per l'interista, in particolare, deve completarsi quel processo di maturazione portato avanti dalla società e dal tecnico nerazzurro».
Lippi non si è detto comunque, rispondendo a una domanda di Valenti, «scocciato» da questi tormentoni, «perché tutti i ct delle nazionali ne sono coinvolti». Il tecnico della nazionale non ha fornito alcuna indicazione sui convocati per i Mondiali, annunciando di non voler parlare dei singoli giocatori. Alla suggestione - «Amauri è diventato italiano» - Lippi ha risposto: «Amauri sarà valutato come tutti i giocatori italiani». Lippi inoltre si è definito un allenatore che difende i propri giocatori «mettendoci la faccia». Come Mourinho? «Sì. E tutti i giocatori che hanno lavorato con lui ne parlano bene».
E ancora. Per i Mondiali in Sudafrica «non c'è un obiettivo minimo, si va avanti di partita in partita», dice il ct, aggiungendo che «la prima partita è sempre quella più difficile.

In questo caso anche perché c'è il Paraguay, sulla carta la più forte di quelle che sono nel nostro girone». «Non vedo l'ora di essere laggiù - ha concluso Lippi - e di stare con i miei giocatori, con il gruppo. Ma il tecnico non è un padre né un fratello dei calciatori, ma solo la loro guida».

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