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L'Islanda verso l'Europa: sì all'avvio di negoziati

Il governo auspica di potere entrare a pieno titolo nell'Unione nel 2012

Non solo verso Sud est: con il sì della Commissione europea all'avvio dei negoziati di adesione con l'Islanda, l'Unione si allarga anche verso Nord ovest.
Nella raccomandazione favorevole, presentata dal nuovo commissario all'allargamento il rumeno Stefan Fule, non è indicata una data per il traguardo, ma il governo islandese auspica di potere entrare a pieno titolo nella famiglia europea nel 2012, insieme alla Croazia. L'ultima parola spetta ai 27 stati membri della Ue, che esamineranno la proposta dell'esecutivo nel vertice del 25 e 26 marzo prossimi.
«Non ci saranno scorciatoie», ha detto Fule. «Anche per l'Islanda applicheremo in modo scrupoloso i criteri previsti».
L'avvicinamento di Reykjavik verso Bruxelles sono però facilitati dalle strette relazioni esistenti tra l'isola e all'Unione: da 40 anni fa parte dell'Efta (European Free Trade association) e da 15 anni è nell'Area economica europea (Eea).
Da anni condivide inoltre il cosiddetto «aquis» comunitario, vale a dire l'insieme dei valori e delle regole comune a tutti gli Stati europei. Il rapporto dell'esecutivo individua però alcuni settori in cui l'Islanda deve mettersi in regola sul fronte legislativo: Fule ha detto che «ci sono sforzi da fare» sull'indipendenza del sistema giudiziario, l'agricoltura, la pesca e l'ambiente.
Reykjavik ha presentato la richiesta ufficiale di adesione il 23 luglio scorso, dopo il voto del Parlamento che, con 33 voti a favore e 28 contro, ha autorizzato il governo. La gravissima crisi mondiale, che per l' Islanda si è tradotta in un buco di 3,7 miliardi di euro a carico dello Stato, ovvero dei suoi 330mila abitanti, ha accelerato la decisione di bussare alle porte dell'Europa e dell'euro. Rejkyavik è ancora alle prese con gli effetti di un crack bancario senza precedenti, generato da una speculazione che ha creato prodotti finanziari tossici di valore pari a multipli del suo prodotto interno lordo.

Dopo avere ottenuto la concessione di un prestito dal Fondo Monetario Internazionale da 2,1 miliardi di dollari, Reykjavik deve ora affrontare il contenzioso con Gran Bretagna e Olanda, che difendono gli interessi dei 400mila correntisti che hanno investito nelle spregiudicate banche islandesi. «Le due vicende sono slegate», ha detto Fule, rispondendo ai giornalisti che chiedevano se Bruxelles non dovesse attendere l'esito della disputa milionaria.

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