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Bomarzo, nel Parco dei Mostri tra indovinelli impossibili

A Bomarzo è possibile visitare il Sacro Bosco, conosciuto anche come Parco dei Mostri: è una bellezza paesaggistica ricca di sculture misteriose e indovinelli

Bomarzo, nel Parco dei Mostri tra indovinelli impossibili

Il suo vero nome è Sacro Bosco, ma molti lo conoscono come Parco dei Mostri di Bomarzo. Si tratta di una struttura realizzata alla fine del XVI secolo, che coniuga la bellezza paesaggistica della natura tipica delle colline viterbesi a statue suggestive, con animali e mostri mitologici. I mostri sono intesi nel loro significato etimologico: non devono far paura, ma mostrarsi in tutto il loro “prodigio”.

Le statue del Parco dei Mostri

Echidna e leoni

Il parco era in antichità di proprietà del principe Pier Francesco Orsini, signore del luogo, che divenne inconsolabile a seguito della morte della consorte Giulia Farnese. Dopo essersi accostato a filosofie esoteriche, il principe decise di far costruire un luogo che fosse anche e soprattutto in onore della moglie: fu così che commissionò il Sacro Bosco all’architetto Pirro Ligorio.

Ligorio si occupò quindi della progettazione di grandi - enormi - statue e strutture architettoniche molto particolari, che commissionò a propria volta allo scultore Simone Moschino: la loro costruzione avvenne direttamente nella pietra naturale di peperino.

C’è chi ritiene che incontrare le statue del Parco dei Mostri serva a liberarsi dei propri mostri interiori, ma quel che è certo è che lì, nel Bosco Sacro, si incontra l’arte, la cultura, la storia, non solo quella di un territorio antico e affascinante. Le statue, come accennato, fanno infatti riferimento spesso a temi mitologici: c’è Ercole, c’è l’Echidna con il corpo di donna e le code di serpente, c’è Glauco il pescatore diventato dio marino, ci sono le Grazie e perfino l’alato Pegaso.

Tra le strutture architettoniche invece rivestono particolare interesse il tempietto dedicato a Giulia Farnese, anch’esso ricavato direttamente dalla pietra naturale in loco, e la casa obliqua. Entrando al primo piano di quest'ultima, che è accessibile, si può notare come il pavimento della casa non sia affatto obliquo, ma parallelo al terreno, a differenza della casa che non è affatto perpendicolare.

Il pezzo forte del Parco dei Mostri è però il cosiddetto Orco delle Favole, un enorme volto con occhi e bocca spalancati, sul quale c’è scritta una delle molte frasi evocative del Parco: “Il pensiero vola”.

Gli indovinelli del Parco dei Mostri

Parti di indovinello

Come detto, Orsini si era appassionato alle filosofie esoteriche. Per cui il Parco dei Mostri fu progettato in modo tale da presentare un percorso ben preciso al suo visitatore.

Passeggiando tra le statue non si può fare a meno di notare, di tanto in tanto, delle scritte che possono apparire didascaliche oppure, al contrario, decisamente criptiche. Tra quelle didascaliche c’è la dicitura che appare all’ingresso: "Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua ove tutto vi parla d’amore e d’arte”. Le altre invece rappresentano una sorta di indovinello diffuso, alla fine del quale si dovrebbe trovare una soluzione.

Tuttavia trovare la soluzione è impossibile. Lo stato del Parco dei Mostri, benché restaurato e tenuto egregiamente, non è quello originario: all’inizio del Secolo Breve il Sacro Bosco fu infatti restaurato, e molte statue furono spostate dal loro posto originario. Questo significa che non si ha a disposizione il percorso nella mente del committente e degli esecutori del progetto.

L’enigma del Parco dei Mostri non può quindi essere sciolto, ma si può comunque ammirare l’opera nella sua maestosità.

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