La lite in sala parto a Messina: indagati ginecologi e primario

Stanno meglio Laura Salpietro, 30, anni e il figlio Antonio, nato nel Policlinico di Messina durante uno rissa tra due medici. Il ministro Fazio lunedì a Messina. Indagate dalla Procura cinque persone: lesioni colpose e omissioni

La lite in sala parto 
a Messina: indagati 
ginecologi e primario

Messina - Migliorano le condizioni di salute di Laura Salpietro, 30, anni e del figlio Antonio, nato nel Policlinico di Messina durante un diverbio finito alle mani tra due medici in sala parto, che avrebbero litigato su chi doveva fare il taglio cesareo. Sulla vicenda indaga la Procura di Messina ed anche il Policlinico, che ha sospeso i due sanitari, ha aperta un'inchiesta interna, in attesa dell'arrivo degli ispettori dell'assessorato regionale alla Salute. La donna, alla quale è stato asportato l'utero per via di una emorragia subito dopo avere partorito, è uscita dalla prognosi riservata. "Sta meglio - dice il professor Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico - e nei prossimi giorni sarà dimessa". Migliora anche il piccolo Antonio, venuto alla luce con due arresti cardiaci e un presunto danno cerebrale. I medici di terapia intensiva, dove è ricoverato il neonato, spiegano che il bambino respira meglio e che il coma farmacologico, cui é stato sottoposto, potrebbe essere tolto in giornata. Sui presunti danni cerebrali i sanitari effettueranno specifici esami. Matteo Molonia, marito della puerpera, ha denunciato i medici ai carabinieri. Secondo l'uomo, la moglie e il figlio avrebbero subito danni in conseguenza della lite scoppiata tra i medici in sala parto.
Ma la vicenda continua a far discutere e lunedì anche il nistro della Salute, Ferruccio Fazio, si recherà al Policlinico di Messina mentre va avanti l'inchiesta e la Commissione Ssn ha inviato i Nas.

Indagati i ginecologi, il primario e altre due persone La Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati i due ginecologi protagonisti della lite nella sala parto, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto, il responsabile dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, il professor Domenico Granese e altre due persone. Salgono così a cinque gli indagati dalla Procura di Messina che ha aperto un'inchiesta per accertare se la lite abbia ritardato l'intervento cesareo. Oltre ai due ginecologi che hanno litigato e al direttore dell'unità operativa di ostetricia, i carabinieri hanno notificato altri due avvisi di garanzia, probabilmente, agli altri due medici che hanno poi operato la donna. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di lesioni personali colpose e omissioni.

"Caso enfatizzato perché avvenuto al Sud" "Ogni volta che avviene qualcosa di negativo in campo in medico soprattutto al Sud si tende a dare subito una versione completamente ingigantita e distorta dei fatti". Il professor Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico di Messina parla del litigio avvenuto nella sala parto del nosocomio peloritano tra due medici, poi sospesi. "Ribadisco - aggiunge Granese - che il litigio non è stato la causa delle problematiche che ha subito la donna, che è stata assistita subito. I tempi sono stati rispettati, se vediamo l'esame che noi facciamo per registrare la contrazione fetale e materna notiamo i primi problemi alle 8,20 e l'intervento di cesareo è iniziato alle 8,40 e di questo ci sono le registrazioni scritte". Per Granese "entrambi i medici che hanno avuto la lite inoltre hanno chiamato in tempo l'anestesista che è arrivato subito". "Il litigio dunque - assicura - non ha ritardato, minimamente l'inizio del taglio cesareo. Altri due colleghi hanno poi subito effettuato l'intervento. E' vero quello che dice il padre che la donna stava bene e il tracciato il giorno prima era a posto, ma poi il tracciato si è modificato dopo che é stata fatta l'induzione al travaglio di parto che si fa nelle donne che hanno superato la quarantesima settimana. Si mette del gel che però certe volte può modificare il tracciato. A quel punto la donna si doveva per forza operare".

"Quei medici sono state teste calde" "I due medici hanno litigato perché il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano facendo l'induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l'altro e hanno litigato", conferma Granese. "Sono state comunque due teste calde - aggiunge - quello che è accaduto è inammissibile. Devo però dire che sono due ottimi professionisti, molto stimati da tutti. Il fatto comunque è accaduto nella pre-sala parto e non nella sala parto. Litigi ne avvengono spesso, tra i due c'era qualche ruggine, ma non doveva succedere in quel momento".

Il ministro Fazio a Messina Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, si recherà domani mattina a Messina in visita alla donna che era in sala operatoria al momento della lite tra i due ginecologi. Intanto ha inviato gli ispettori per fare luce sulla vicenda al policlinico della città siciliana. Episodi come questo a"non devono più accadere" ha detto Fazio. Il ministro ha quindi sottolineato di non aver mai assistito ad un caso del genere: "Nella mia lunga carriera medica - ha detto Fazio - non ho mai assistito ad un caso del genere".

La Commissione Ssn manda i Nas La Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale invierà i Nas al Policlinico di Messina. Una volta conclusa l'istruttoria dei Nas, la Commissione valuterà la possibile apertura di una inchiesta.

La Procura acquisce le cartelle cliniche Proseguono le indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesca Rende, per accertare se i due medici sono responsabili di un eventuale ritardo nell'operazione che avrebbe determinato le gravi condizioni di salute della puerpera, Laura Salpietro di 30 anni, alla quale è stato asportato l'utero, e del piccolo Antonio, nato con problemi cardiaci e presunti danni cerebrali. Al momento, secondo quanto trapela, non ci sarebbero indagati. I carabinieri hanno acquisito la cartella clinica della donna e altri documenti. Oggi continueranno a interrogare medici e personale sanitario del reparto di ginecologia e ostetricia.

"Mia moglie non aveva patologie" "Probabilmente al nord un episodio del genere non sarebbe accaduto, anche se è chiaro che fatti di malasanità avvengono dapertutto", dice Matteo Molonia, il marito della puerpera che ha avuto complicazioni insieme al figlio nato dopo una lite in sala parto tra due medici al Policlinico di Messina. "Ci sono delle responsabilità - continua - e si devono appurare. Ancora insistono che c'e qualche patologia strana che avrebbe avuto mia moglie in gravidanza. Conosco mia moglie, è sempre stata bene, ha avuto solo un intervento di appendicite tre anni fa e non ha avuto mai nessun tipo di problema. Tutti gli esami fino a una settimana fa erano a posto. Non so se realmente la causa è stata la lite che comunque ha provocato un ritardo. Può essere anche che il gel che le hanno messo le abbia provocato qualche intolleranza".

"Fiducia nel ginecologo" "Del nostro ginecologo abbiamo piena fiducia. Quando si è reso conto che mia moglie stava male ha proposto di fare subito il cesareo, ma gli è stato impedito. E' stato poi allontanato in malo modo dall'altro medico. Mia moglie è stata lasciata sola in una stanza per oltre quaranta minuti, poi l'ostetrica si è accorta di ciò che stava avvenendo", spiega ancora Matteo Molonia, il marito della puerpera che ha avuto complicazioni insieme al figlio, nato dopo una lite in sala parto tra due medici del Policlinico di Messina. "Le divergenze possono accadere a tutti - aggiunge l'uomo - ma non in momenti particolari. Le condizioni di questa struttura sanitaria sono poco salubri, si deve fare chiarezza". Molonia spiega che il figlio sta meglio, "spero si riprenda presto". "Mia moglie è depressa - aggiunge - Prego tutti, anche i conoscenti di non venire in ospedale, abbiamo bisogno in questo momento di stare tranquilli. Ho fiducia nelle forze dell'ordine e nella magistratura, sono sicuro che si farà luce sul caso e forse su altri casi analoghi. C'é molto buio e poca chiarezza in questa struttura".

"Ruggini" e gelosie professionali Le prime indagini dei carabinieri confermano che tra i due ginecologi che hanno litigato in sala parto , ci sarebbe stati dissidi già altre volte per via dell'attività che entrambi svolgono in maniera privata. La lite, scoppiata perché il ginecologo di fiducia della paziente, Antonio De Vivo, avrebbe cominciato l'intervento sulla sua assistita senza avvertire il collega di turno più anziano, Vincenzo Benedetto, sarebbe dunque avvenuto all'apice di dissapori professionali. Ascoltando infermieri, medici e altro personale sanitario, i carabinieri hanno accertato che Antonio De Vivo, assegnista del Policlinico, ha uno studio medico in via Ugo Bassi con strutture all'avanguardia, tra le quali una macchina che effettua esami in 3D, molto frequentato da donne in gravidanza proprio per la tecnologia a disposizione. L'altro medico strutturato del Policlinico, Vincenzo Benedetto, invece ha uno studio in via Garibaldi.

Il ginecologo Benedetto: "Non ho aggredito nessuno" "I fatti non sono assolutamente andati come è stato riportato dai media, sto provvedendo con i miei legali per rettificare una versione che non corrisponde a verità. Non ho aggredito nessuno, ma sono stato aggredito. Ho già consegnato un'informativa alla direzione sanitaria del Policlinico per spiegare come sono andati effettivamente i fatti". A parlare con l'Ansa è il ginecologo Vincenzo Benedetto, uno dei medici coinvolto nella lite in sala parto al Policlinico di Messina. Benedetto dà la sua versione dei fatti: "Mi trovavo in veste di medico di guardia responsabile e attendevo il cambio del collega alle 8. Sono quindi sceso in sala parto per prendere le cartelle da dare poi al collega, quando in una stanza vedo due ostetriche, un infermiere e il dottor Antonio De Vivo, che stanno prestando assistenza in maniera concitata alla paziente. Noto il cardio-topografo che rivela in tempo reale il battito cardiaco e le contrazioni uterine e dal tono e dall'intensità rilevo che c'é un battito cardiaco basso. Vado dunque in sala riunioni e telefono in rianimazione, chiedendo urgentemente un anestesista per un cesareo. Di quello che sto dicendo ci sono le registrazioni. Chiamo anche il mio direttore di unità operativa, il prof. Domenico Granese per avvertirlo e lui scende subito giù".

Il medico, che è stato sospeso, continua la sua ricostruzione. "Tra queste due chiamate, il dott. De Vivo entra nella stanza riunioni per chiamare l'anestesista. Gli dico che già l'ho fatto e poi gli chiedo cosa abbia fatto. Per legge lui infatti mi deve mettere al corrente di quel che fa perché io sono il medico responsabile in quel momento dal punto di vista giuridico e ne rispondo". Secondo il ginecologo a quel punto comincia la lite: "Lui comincia ad insultarmi e mi getta una sedia contro, non mi colpisce perché la sedia sbatte contro la scrivania e cade sul pavimento. Poi prima di andare via dà un pugno alla vetrata e si fa male. Io non l'ho aggredito, né strozzato come lui dichiara, difatti non ha segni né manifestazioni di aggressione se non quelli che si è procurato da solo con il pugno alla vetrata". Il ginecologo prosegue la sua ricostruzione: "Uscito dalla stanza, il dott. De Vivo si butta a terra e inizia a urlare che lo volevo strangolare. Chiama i carabinieri e il padre del bambino. Poi arriva il prof. Granese, lo vede e gli chiede perché ha fatto tutte quelle chiamate e cosa è accaduto. Spiego a Granese quello che è accaduto. Nel frattempo alle 8.15-8.20 arriva l'anestesista e alle 8.40 si procede con l'intervento. I tempi tecnici sono stati rispettati, la nascita in pediatria è stata registrata alle 8.50. Si è agito con assoluta urgenza, non c'é alcuna correlazione tra la lite e quanto accaduto dopo".

"Nessuna gelosia con il collega" "Abbiamo entrambi un'attività privata, come consentito dalla legge, e nessuno dei due ha mai interferito sui pazienti dell'altro", dice ancora Vincenzo Benedetto che spiega di non avere "ricevuto alcun avviso di garanzia". "Sono però preoccupato - afferma - su questo caso c'é stata un'esagerazione da parte dei media. Non si enfatizza perché siamo al Sud, ma perché in generale la sanità è sempre sotto l'occhio del ciclone". Benedetto sottolinea di essere contento "che la madre e il bambino stiano meglio". "Vorrei quando sarà possibile chiarire con il padre del bambino - prosegue - ha detto cose inesatte, tutto si è svolto con la massima celerità". Per il medico i problemi di salute della puerpera "purtroppo sono dovuti a una patologia pregressa della moglie". "Certo, se il mio collega avesse effettuato un tracciato e si fosse accertato delle patologie della donna - sostiene ancora - forse non avrebbe messo il gel che serve per la stimolazione e alcune volte, con la presenza di patologie, può essere nocivo. Non sono però al corrente al 100 per cento di come sono andati i fatti, dico solo quello che ho visto io. Spero rientri questo polverone, la sanità è in una situazione disastrosa ma per le carenze di organico, non per la negligenza dei medici".

Il ginecologo De Vivo: "Io parte lesa" "Dico soltanto che io in questa vicenda sono parte lesa e sono stato aggredito. Sono tranquillo", replica all'Ansa, il ginecologo Antonio De Vivo, assegnista del Policlinico di Messina, uno dei medici coinvolti nella lite in sala parto. "Ho piena fiducia nella magistratura - prosegue De Vivo - sono convinto che la verità verrà alla luce e sarà fatta chiarezza sulla vicenda".

Il manager: reparto con problemi "L'azienda sta verificando attraverso una propria commissione di indagine lo svolgimento dei fatti. Domani adotteremo gli atti necessari per fare fronte a una situazione brutta ed esecrabile. Non escludiamo provvedimenti severi".

Lo dice il direttore generale del Policlinico di Messina, Giuseppe Pecoraro. "Questo purtroppo - prosegue Pecoraro - è uno dei reparti che ha dei problemi perché l'organizzazione non è la migliore che ci possa essere".

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