Little Havana, l’unica Cuba dove ci si diverte In nove chilometri quadrati vivono 650mila persone: un pezzo di Caraibi in esilio

Nove chilometri quadrati per illudersi di essere a casa. Per rivivere l’atmosfera caraibica e dare, se possibile, colori meno cupi alla nostalgia. Nove chilometri quadrati dove seicentocinquantamila esuli anticastristi hanno riscostruito a Miami la loro patria chiamandola Little Havana. È qui che quando alla fine di luglio si sono diffuse le voci sulla condizioni di salute sempre più precarie di Fidel Castro che è scoppiata una festosa rivoluzione. Qui per le strade del quartiere, costuito ad immagine e somiglianza dello spirito cubano, hanno sfilato suonando i clacson all’impazzata e gridando “Viva Cuba libre”, hanno animato una vera e propria movida danzando e ballando sulla Walk of Fame disseminata di ventitré stelle che onorano i personaggi del mondo dello spettacolo cubano da Gloria Estefan a Celia Cruz. E poi si sono ritrovati tra le vetrate sgargianti del Versailles, il ristorante più tipico di Little Havana che è la roccaforte della comunità cubana di Miami, per brindare col mojito e mangiare banane fritte, zuppa di aglio e moros y cristianos (riso bianco e fagioli neri).
Ed ora che sembra avvicinarsi la fine di un’epoca nera già sono in molti a pensare cosa accadrà di Little Havana quando gli esuli cubani lasceranno l’America e torneranno finalmente a casa. Quando si svuoteranno le pittoresche botteghe sulla Calle Ocho, il cuore del quartiere, quando Ernest Curillo smetterà di arrotolare a mano le foglie di tabacco per farne sigari pregiati nel suo laboratorio all’angolo della via famoso in tutta la Florida, El Credito cigars. Quando non si sentirà più il rumore “musicale” delle tessere bianche e nere del domino che sbattono sui tavoli di cemento del Maximo Gomez Park, soprannominato Domino Park proprio per l’abitudine degli anziani immigrati cubani di riunirsi qui il pomeriggio e di giocare partite di domino interminabili quasi quanto il loro esilio. Quando si abbasserà il volume di un’altra musica, quella latinoamericana, della salsa e della rumba che elettrizza il Do re mi music center dove da anni i cubani entrano, prendono un sax o una chitarra e cominciano a suonare in solitudine. Quando non avranno più senso molti gadget venduti da Havana to go, come le bandiere e le t-shirt con le scritte di orgoglio cubano, e le basse case squadrate dai colori pastello a poco a poco si svuoteranno. Quando, insomma, verrà il giorno del grande ritorno in patria non resterà che percorrere il Cuban Memorial Boulevard, il viale puntellato dai monumenti dedicati ai patrioti cubani anticastristi e ai combattenti che per la libertà hanno dato la vita.

E fermarsi in Plaza de la Cubanidad, dove la mappa di Cuba è scolpita in bronzo, a leggere la scritta enigmatica firmata da Josè Martin, celebre scrittore ed eroe dell’indipendenza cubana di fine Ottocento: “Le palme sono innamorate in attesa”.

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