Certe cose capitano solo alla Kasa dei Libri: "Erano state buttate in un cestino appena fuori da una libreria antiquaria" racconta Andrea Kerbaker, milanese, collezionista di ogni tipo di volume ne possiede, al momento, 30mila -, nonché professore e scrittore (ha appena pubblicato "Casa dolce casa", Guanda, 2025, e "Milano in 10 passeggiate", Rizzoli, 2021). "A volte sembra che alcune testimonianze vogliano farsi trovare da noi per essere conservate!". Stiamo visitando "Folon-Livresse", la nuova mostra alla Kasa sull'illustratore belga Jean-Michel Folon (1934-2005), fino al 19 dicembre (largo De Benedetti 4, dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19, Ingresso gratuito senza prenotazione, mostre@lakasadeilibri.it), e Kerbaker ci guida attraverso ogni opera con il suo noto e appena trattenuto entusiasmo.
Le lettere in questione sono lo scambio epistolare che Folon ebbe con Giorgio Soavi, direttore artistico della Olivetti dagli anni '70 ai '90 (fu Soavi a inventare il nome "il Giornale" per il quotidiano fondato e allora diretto da Indro Montanelli): sono esposte le cartoline, le buste colorate e disegnate che Folon inviava a Ivrea, e anche le copertine dei libri che illustrò per la Olivetti. Come l'agenda del 1969 e le illustrazioni di due libri strenna, "La metamorfosi" di Franz Kafka e le "Cronache marziane" di Ray Bradbury, oltre a manifesti e materiali promozionali.
Il tratto dell'artista è poetico, colorato, universale, visionario e simbolico: può essere guardato e capito ad ogni età e si adatta a diversi argomenti, temi, supporti. Come multiforme fu Folon: nei suoi ultimi anni viveva in un vecchio vaporetto sulla Senna, che aveva trasformato in un atelier. La mostra sottolinea l'aspetto fantasioso e vivace della personalità dell'artista, e si intitola "Livresse", parola ideata per l'occasione per puntare l'accento sulla libertà del suo spirito: "Una condizione felice e un po' visionaria in cui il libro non è più solo un oggetto da leggere, ma un compagno di immaginazione". Ecco, quindi, Folon come un artista multiforme che spazia dal disegno alla scultura: l'ultima sua mostra sarà a Firenze al Forte del Belvedere nel 2005, l'anno della sua morte.
A Milano Folon espone al Castello Sforzesco, città in cui è accolto con grande favore dal mondo artistico dell'epoca anche per l'amicizia con Paola Ghiringhelli, fondatrice della Galleria del Milione e moglie del musicista jazz Steve Kahan, per cui realizza tre copertine di dischi. Grande visibilità in mostra ai manifesti cinematografici di Folon per film diretti da Roman Polanski, Woody Allen, Andrej Tarkovskij. Se questi erano disegni esclusivi per ciascun film, spesso la produzione dell'artista per le copertine dei libri non lo era: il suo linguaggio astratto e simbolico, infatti, si adatta a volumi di argomento filosofico, psicologico, teorico in generale. Eccezion fatta per "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo", la cui copertina fu commissionata da Amnesty International nel 1988, in mostra: il profondo impegno umano risulta qui evidente e non celato dietro l'apparente leggerezza del suo stile.
Aspetto che emerge anche nella sezione "Bric à brac", che mostra un Folon quasi designer: francobolli, loghi, ceramiche, marchi. Tra i più noti, le tre colombe create per il bicentenario della Rivoluzione francese e la collaborazione italiana con SNAM, l'impresa di ingegneria che si occupa di infrastrutture energetiche. Negli anni '90 per circa un decennio realizza illustrazioni di grande successo e un famoso spot televisivo, che si vede in video.
Meno conosciuto il sodalizio con la storica azienda Ginori, per raccontare il quale è esposto un set completo di piatti. Esposti anche numerosi numeri del "New Yorker" e di "Time Magazine", che contribuirono a rendere l'artista celebre anche Oltreoceano.