Economia

Lodi, i tempi della cessione si allungano

Emerge l’ipotesi di un’azione di responsabilità nei confronti di Fiorani

da Milano

Ufficialmente convocato senza ordine del giorno, il consiglio di amministrazione della Banca popolare italiana si è protratto dal tardo pomeriggio alla tarda serata. Nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa da Lodi. L’unica decisione trapelata riguarda la proroga del mandato affidato all’amministratore delegato Giorgio Olmo per vendere le azioni Antonveneta agli olandesi di Abn Amro: l’incarico, scaduto l’altro ieri, è stato prolungato, ma non si sa di quanto. Sulla cessione vera e propria non era attesa alcuna novità. L’attuale fase, raggiunta la decisione fondamentale di vendere agli olandesi, riguarda i passaggi tecnico-giuridici per arrivare al risultato nella maniera più spedita, più efficace e meno gravosa.
Sul tavolo dei consiglieri c’erano tuttavia altri due argomenti, entrambi brucianti: rimuovere dal suo incarico il direttore finanziario Gianfranco Boni, anche lui, come l’ad Gianpiero Fiorani, sospeso dai magistrati, e che in assenza di nuovi atti dovrebbe tornare ai propri uffici il 2 ottobre. E l’avvio di un’azione di responsabilità nei confronti di Fiorani. Entrambe le decisioni dovrebbero spianare la strada verso un atteggiamento più disponibile da parte dei Pm che dovranno decidere sul dissequestro dei pacchetti sequestrati. Nessuna determinazione, comunque, è stata assunta.
Il dissequestro è l’argomento-chiave, preliminare alla vendita agli olandesi. Tranquillizzati dalla decapitazione dei vertici, i Pm potranno «liberare» le azioni così, semplicemente, senza ulteriori vincoli o condizioni? È difficile. Ma i magistrati potrebbero considerare con alcune differenze la situazione della Popolare, che di gesti accomodanti (di «discontinuità», per usare un’espressione in voga) ne ha fatti, e quella degli altri «concertisti» (Ricucci, Gnutti, i Lonati e Coppola, che insieme detengono circa il 16% dell’Antonveneta). Ulteriori problemi e modalità nascono dal patto di sindacato stretto dopo la delibera della Consob sul concerto. I pacchetti potrebbero venire dissequestrati, ma l’intero ricavato essere a sua volta sequestrato: per gli interessati si tratterebbe, lo anticipano già, di un provvedimento eccessivo e vessatorio. I legali stanno lavorando a una terza via, intermedia: il dissequestro delle azioni, il loro pagamento, quindi il sequestro delle sole plusvalenze generate dalla vendita. Sembra la strada più praticabile: ma andrebbe tenuto conto, sostengono le parti interessate, che le azioni sono state comprate a credito, e che dalle plusvalenze eventualmente sequestrabili andrebbero sottratti gli interessi sui finanziamenti e le commissioni relative alle operazioni. Sarebbe un modo per chiudere virtualmente alla pari una partita che si è rivelata complessivamente rovinosa.
Il prolungamento del mandato a Olmo per la cessione all’Abn Amro della quota Antonveneta (il 29,5%) di proprietà della banca era un passaggio necessario. Quello che preoccupa, a Lodi e dintorni, è piuttosto il calendario. La cessione potrà avvenire, nella peggiore delle ipotesi, non prima di qualche mese, perché Abn dovrà richiedere una serie di autorizzazioni alle autorità bancarie in Italia, in Olanda e a Bruxelles.

La compravendita del pacchetto infatti non avverrà in regime di Opa, ma in base a un accordo diretto, in deroga all’offerta, che dovrà ottenere preventivi nulla-osta.

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