In Lombardia una donna su tre non risponde alla chiamata per effettuare lo screening al seno contro il cancro. E questo rende più che mai difficile effettuare la diagnosi precoce del tumore che, solo a Milano, colpisce 110 donne su centomila. Lavviso di convocazione a chi è nella fascia di età a rischio evidentemente non basta. Il 34% delle donne resta «latitante» e dà buca ai controlli in ospedale, sottovalutando limportanza della prevenzione. Per questo lassessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani lancia lidea: realizzare una dote screenig, sulla scia di quelle già pensate per la gestione dei malati cronici. Si tratta di una sorta di bonus spendibile in esami e controlli che la Regione mette a disposizione delle pazienti. A ognuna di loro il Pirellone invierà una lettera che, nella sostanza, dirà: «Ecco la somma di denaro a te destinata per lo screening. Se hai intenzione di rinunciare, la quota sarà destinata a unaltra persona». I tecnici stanno studiando la fattibilità del progetto e sono già in corso le riunioni per quantificare il bonus. «Lidea - puntualizza Bresciani - è quella di affidare al medico di famiglia la dote in questione, in modo che sia ancora più motivato a spronare i suoi assistiti a dire sì allo screening». Grazie alla dote screening si cercherà di intercettare almeno il 90 per cento delle donne.
Liniziativa riguarderà anche la prevenzione di altre due patologie: il tumore al colon retto, che a Milano colpisce 60 persone ogni centomila abitanti, e il tumore alla cervice uterina. Nel caso del colon retto solo il 40 per cento delle categorie a rischio si sottopone a un esame di controllo preventivo (il 36 per cento a Milano) ed ora andrà intercettato laltro 60 per cento.
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