In Lombardia quasi un immigrato su cinque finisce di nuovo dietro alle sbarre in solo otto mesi: la gran parte di loro non aveva il permesso di soggiorno Indulto, record di stranieri tornati in carcere

Il 60 per cento dei cittadini si sente meno sicuro

Sono usciti in 25.694. I detenuti tornati in libertà grazie all’indulto: 3.665 nella sola Lombardia, 700 a Milano. Il 2 agosto scorso si sono aperti i cancelli e poi di molti di loro si sono perse le tracce. I più fortunati avevano una famiglia, altri almeno una casa, poi c’erano quelli che non avevano idea di che farsene di questa libertà. Come avranno deciso di usarla? A più di otto mesi è ancora difficile trovare una risposta. Secondo uno studio condotto dall’Università di Torino il numero delle persone tornate a delinquere dopo aver beneficiato dell’indulto sarebbe basso: 2.855 fino a gennaio, cioè l’11,11%, una porzione ridotta rispetto al tasso di recidiva ordinario nel Paese, che si attesta attorno al 68%. Dati confortanti quelli nazionali, che peggiorano puntando la lente sulla Lombardia. La regione, infatti, detiene il primato per il numero di detenuti liberati e “vant”" un alto tasso di recidiva, classifica capeggiata in questo caso dalla Campania. Se a livello nazionale, a dispetto dei pregiudizi, gli italiani già tornati in carcere superano gli stranieri, in Lombardia è il contrario. Su 497 indultati di nuovo dietro le sbarre, 216 sono italiani e 281 stranieri.
«Gli extracomunitari che usciti dal carcere hanno avuto la possibilità di vedersi rinnovare il permesso di soggiorno sono stati pochissimi - spiega Luca Massari, responsabile Area carcere e giustizia Caritas -. La maggior parte si è vista consegnare l’ordine di espatrio, senza però ricevere i mezzi per tornare nel Paese d’origine. Così al primo controllo è stata fermata, perché clandestina». Se molti stranieri sono vittima di un burocratico circolo vizioso, l’identikit dell’italiano tornato a delinquere trova posto ai margini della società. Ha un’età compresa tra 20 e 44 anni e diversi precedenti penali, spesso si trova a commettere reati contro il patrimonio, sintomo di problemi economici o di difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro. Ecco perché il 59,7% degli italiani dice di sentirsi meno sicuro dopo la scarcerazione di così tanti detenuti. Ma sarebbe sbagliato credere che tutti siano cascati in questa trappola. C’è chi quel 2 agosto non sapeva dove andare e ora riesce a pagarsi un affitto da solo, e ancora chi non aveva un lavoro e ha imparato una professione. Sono gli ex detenuti che hanno trovato appiglio nelle maglie della solidarietà: dalla Caritas al Comune, passando per la Provincia e le associazioni che hanno collaborato al progetto Milano per l’indulto. Un esempio? «Il percorso riabilitativo “Un tetto per tutti” ha messo a disposizione 50 posti letto in 23 appartamenti tra Milano e hinterland offrendo un aiuto a 26 persone che non sapevano dove andare.

Altri, più fragili, sono stati accompagnati verso servizi per la grande emarginazione come il dormitorio pubblico e la Casa della Carità. Infine chi aveva problemi particolari, di tossicodipendenza ad esempio, è stato indirizzato verso i Sert, servizio più mirato».

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