Cronaca locale

La Lombardia resiste alla crisi mondiale

LA RICERCA I dati Unioncamere. Produzione industriale in crescita nei primi due trimestri, frenata nel terzo. Ma diminuisce la cassa integrazione

La Lombardia resiste alla crisi mondiale

Non arretra nonostante la crisi internazionale, ma si arresta il recupero della produzione industriale lombarda che registra una variazione quasi nulla rispetto al trimestre precedente. Facendo segnare un piuttosto freddo più 0,1 per cento e un incremento del 2,8 del dato tendenziale su base annua. Contro il più 8,2 per cento di inizio anno e il più 4,9 dello scorso trimestre. E l’indice della produzione che rimane fermo a quota 100 e ai livelli del 2005. Fatturato che cresce dello 0,6 per cento rispetto al trimestre precedente e del 5,2 su base annua. Sul fronte dell’occupazione c’è un calo rispetto al trimestre precedente, ma si riduce il ricorso alla Cig, la cassa integrazione. Segnali di preoccupazione per i prossimi mesi provengono dall’andamento degli ordinativi (meno 2,2 per cento la variazione tendenziale per gli ordini esteri e meno 4,8 per quelli interni). E dalle aspettative degli imprenditori che, pur rimanendo in terreno positivo per produzione e domanda estera, segnano una contrazione.
Sono questi i dati dell’indagine congiunturale al Terzo trimestre 2011 su industria e artigianato, presentata ieri da Unioncamere e Confindustria Lombardia. «L’acuirsi della crisi finanziaria - si legge in una nota - sta impattando sulla dinamica dell’economia reale e i sintomi di questa situazione si stanno manifestando a livello internazionale sotto forma di rallentamento del commercio mondiale e del Pil dei Paesi avanzati». Non solo. «Nel caso dell’economia lombarda, questi segnali vanno ricercati soprattutto nella caduta degli ordini sia interni che esteri e nella debolezza delle aspettative che sono le basi per una contrazione della produzione industriale nel prossimo trimestre: le nostre stime prevedono un range di variazione congiunturale negativo compreso tra il meno 0,5 per cento e il meno 1,5».
Per l’industria il rallentamento più intenso del tasso d’ingresso porta a un saldo entrate-uscite leggermente negativo (meno 0,1 per cento). Contemporaneamente diminuisce la quota di aziende che fa ricorso alla cassa integrazione (17,4 per cento) e anche quella delle ore di Cig sul monte ore trimestrale (1,8). Anche per l’artigianato il saldo occupazionale è negativo, ma la quota di aziende che ha utilizzato ore di Cig nel trimestre è stabile al 10 per cento, come anche la quota sul monte ore trimestrale, pari all’1,4 per cento. Per le aziende artigiane manifatturiere sia il dato tendenziale che il congiunturale sono negativi e pari al meno 0,9 per cento. Negativo l’andamento delle aziende artigiane, con l’indice della produzione che flette scendendo a quota 76. Il processo di avvicinamento ai livelli pre-crisi si arresta sia per l’industria che per l’artigianato. Registrano variazioni positive su base annua la maggior parte dei settori industriali con la siderurgia (più 5,1 per cento), la meccanica (più 4,8) e i mezzi di trasporto (più 3,0) che conseguono i migliori risultati, ma aumenta il numero dei settori in contrazione (abbigliamento meno 2,4 per cento, tessile meno 0,7 e legno-mobilio meno 0,6).
«La soluzione per aiutare il mondo produttivo c’è - ha spiegato il vicepresidente della Regione Andrea Gibelli nel - ed è nel federalismo fiscale.

Le Regioni devono mettere i conti sotto controllo, ridurre gli sprechi e liberare risorse che possono essere girate al mondo delle imprese e per le infrastrutture».

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