L'ombra della mafia sugli sbarchi di massa a Lampedusa. O meglio, l'ombra di un'organizzazione legata ai fedelissimi di Gheddafi che avrebbe costretto gli immigrati a imbarcarsi sulle carrette del mare per invadere, deliberatamente, le coste del nostro Paese.
È questa l'ipotesi investigativa attorno a cui ruota un'inchiesta aperta dalla Dda di Palermo che vuol vederci chiaro sui viaggi. Dieci libici sono già sotto indagine, e tra loro anche degli scafisti. L'ipotesi è che potrebbero far parte di un'organizzazione di militari fedeli a Gheddafi che avrebbero costretto i migranti a salire sui barconi e partire. Dell'inchiesta, come racconta l'edizione palermitana di Repubblica, si occupa il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, che da anni si occupa di reati connessi al dramma dell'immigrazione. L'attenzione degli inquirenti è concentrata, in particolare, su tre sbarchi drammatici, avvenuti fra il primo e il sei agosto scorsi. I tre barconi erano partiti tutti dalla Libia. In uno dei tre in 25 sono arrivati morti sulle coste di Lampedusa. L'ipotesi al vaglio della Procura è che quegli uomini siano stati costretti a entrare nel locale.
«Il sospetto - ha spiegato Teresi - è che i viaggi della speranza siano in realtà l'espressione della politica di Gheddafi di invadere le nostre coste, in risposta all'intervento militare in Libia. Alcuni migranti hanno raccontato che non volevano partire e che sono stati minacciati da un'organizzazione che opera nei porti libici».
Proprio in questi giorni gli sbarchi sulle coste di Lampedusa sono ripresi.
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