Londra preferisce l’ingovernabilità

Dai sondaggi la voglia di punire Labour e Tory. Il 32% degli intervistati spera in un parlamento senza maggioranza assoluta. Il sondaggista di Blair: "Vincerà l’antipolitica. Gli elettori pensano che siamo tutti degli imbroglioni"

Londra preferisce l’ingovernabilità

Un premier galvanizzato dai sondaggi, un rivale nervoso che rischia di vedere sfuggire in un soffio i risultati del lavoro degli ultimi cinque anni, un terzo incomodo che tutto ha da guadagnare e poco o nulla da perdere. Se «una settimana è un tempo molto lungo in politica» - lo sosteneva il premier laburista Harold Wilson - da oggi anche 90 minuti affrontati con gli stati d’animo appena descritti rischiano di riscrivere i destini della politica britannica. Tanto è il tempo che il primo ministro Gordon Brown, il leader dei Tory David Cameron e il capo dei liberaldemocratici Nick Clegg dovranno trascorrere davanti ai riflettori, sotto l’occhio clinico e disincantato di milioni di tele-elettori, per il primo dibattito televisivo tra candidati premier della storia del Regno Unito. A tre settimane dalle elezioni del 6 maggio, la capitale europea dei «new media», il Paese dai 23 milioni di utenti Facebook, la terra in cui la campagna elettorale si gioca anche sulla promessa di un «Internet superveloce per tutti» alla fine deciderà del proprio futuro tramite la vecchia e cara televisione.

Duecento persone in studio, pubblico rigorosamente selezionato in base a genere, età ed etnia più rappresentativi possibili, i temi della politica interna da dibattere con risposte di 60 secondi, senza interruzioni reciproche né applausi da parte del pubblico: il primo dei tre round televisivi elettorali va in scena sul canale privato Itv, sede degli studi Manchester. Tutto deciso, dopo mesi di trattative, in piena disciplina British. Eppure sempre più indisciplinate, rispetto alla tradizione britannica, risultano le intenzioni di voto degli elettori. La prospettiva di un hung parliament, di un Parlamento senza maggioranza assoluta (che apre scenari incerti sulla formazione del prossimo governo) non solo si fa più concreta, ma addirittura sembra essersi trasformata nell’auspicio degli elettori. Mentre Gordon Brown festeggia infatti l’inarrestabile rimonta - un sondaggio del Times dà il Labour a tre punti percentuali (33%) dai Tory (36%), con il LibDem al 21% - e si permette anche il lusso di chiedere scusa per non aver imposto regole più severe al settore finanziario e bancario, gli elettori si orientano sempre di più verso un risultato annacquato. Il 32% degli inglesi - raccontano le rilevazioni del Times - spera in un hung parliament contro il 28% di chi vorrebbe vedere i Conservatori tornare al potere e il 22% che vorrebbe il Labour ancora in carica. «La vera divisione non è più tra Labour e Conservatori, ma tra politica e anti-politica», ha spiegato Lord Gould di Brookwood, sondaggista di Tony Blair. «E l’umore dominante è quello dell’antipolitica. Ecco cosa guida il tutto».

Disincanto verso i programmi dei due principali partiti, sconcerto per gli scandali che si sono succeduti negli ultimi mesi (oltre 145 deputati e Lord non sono stati ricandidati a causa delle note spese gonfiate): «È una guerra falsata - aggiunge Lord Gould - ma non per mancanza di confronto, ma perché gli elettori pensano che siamo tutti degli imbroglioni».

Così oggi in tv ogni parola sarà vivisezionata dagli elettori, ogni passo falso punito. A questo punto chi ha più da perdere è proprio il leader dei Tory Cameron, che in questi mesi ha dilapidato gran parte del suo vantaggio. Chi invece rischia di rosicchiare ancora consensi è il LibDem Nick Clegg, con cui il leader che otterrà la maggioranza relativa dovrà fare i conti in un futuro governo di coalizione e che rappresenta l’outsider della politica inglese, il fattore novità, di certo il meno «corrotto» dal potere. Se indiscrezioni dell’Independent riferivano ieri di un possibile accordo sottobanco tra il Labour e i LibDem, Clegg ieri smentiva attaccando duramente la politica del governo, specie sulle libertà civili.

Ironia della sorte, la moglie Miriam Gonzales Durantez, avvocato di grido, in un’intervista in onda proprio su Itv poche ore prima, se la prendeva con il circo mediatico che si concentra sugli abiti delle first lady invece che sulle politiche dei leader. Pane per i denti degli inglesi.

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