Tiziana Maiolo non fa passi indietro. «Mi spiace che stiano in strada, al freddo e sotto la pioggia. Avrei preferito vederli in luoghi più confortevoli. Domani mattina, comunque, faccio spegnere il riscaldamento nei locali che avevamo preparato».
Un gesto simbolico?
«No. Un gesto concreto. Non voglio far spendere ai milanesi i soldi per chi non se li merita. Queste persone hanno rivendicato la loro dignità, dicendo di essere rifugiati politici in possesso del permesso di soggiorno. Ma non si stanno comportando con lumiltà delle persone dignitose. Se aspirano ad avere lo status di rifugiati non devono comportarsi così».
Il loro no ai container la sorprende?
«Questo è il terzo rifiuto. Hanno rifiutato la nostra prima proposta un mese fa e lultima ieri. Hanno detto no alla mediazione di persone come don Colmegna, di associazioni del terzo settore e sindacati. Evidentemente queste persone sono mal consigliate».
Da chi?
«Da Action e dai centri sociali, che li allontanano dalle istituzioni e dalle organizzazioni di volontariato».
Cosa glielo fa pensare?
«La soluzione richiesta dagli occupanti, quella della scuola di via Maggianico. Lo stabile era stato occupato proprio dai centri sociali per un anno. Oggi quello spazio è dedicato agli anziani non autosufficienti. Cosa devo fare? Cacciarli per far posto ai rifugiati politici?».
La proposta del Comune resta il «villaggio» di via di Breme?
«Come quello di via Novara, dove vivono già alcuni rifugiati politici. Lì ci sono lampioni, panchine e la via principale è asfaltata.
E se oggi decidessero di accettare?
«Le porte sono sempre aperte. Certo abbiamo già aspettato molto, a Bologna non avrebbero avuto tutta questa pazienza».