Si tratta di un martire giapponese del XVII secolo. Era nato nel 1599 in una ricca famiglia di Figen, località vicina a Meaco, dove stava una missione francescana. Il Nostro fin da giovane si sentì attratto dalla serenità dei frati, malgrado la loro volontaria povertà. Fu così che chiese il battesimo, che ricevette insieme al nome di Luca dalle mani del missionario s. Pietro Battista. Addirittura volle far parte del Terz'ordine francescano. Quando morirono i suoi genitori, Luca Chiemon vendette tutta la cospicua eredità e divise il ricavato tra i poveri della zona e l'ospedale che i francescani tenevano a Meaco. Egli faceva da catechista e aiutava i padri come infermiere nello stesso ospedale. Ma nel 1616, scoppiata la persecuzione anticristiana, venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Jendo. Tuttavia, la sua posizione sociale gli permise di evitare la condanna a morte. Venne semplicemente esiliato e non potè tornare in patria che due anni dopo, quando le acque parvero calmarsi. Poiché le autorità, dopo le fiammate precedenti, parevano tener chiuso un occhio, riprese a fare il catechista, anche se per prudenza preferì spostarsi a Nagasaki. Prese casa vicino al correligionario Gaspare Vaz e vi scavò un nascondiglio per i missionari braccati. Ma nel 1627 la persecuzione si riaccese più virulenta e una retata portò via tutti i cristiani locali.
Questa volta non ci fu remissione per Luca Chiemon, che, anzi, venne caricato di diversi capi d'accusa. La sua condanna, a morte, fu per decapitazione, in quello stesso anno sulla celebre «collina dei martiri» di Nagasaki.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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