Trecento il prezzo delle arabe, le meno ambite, anche mille per le slave. Era il «tariffario» delle escort in due locali milanesi al centro di un’indagine che ha portato all’arresto di quattro persone, titolari e collaboratori del «Pussycat» di via Gonzaga e del «Dolcevita» di via Turati. Due night in pieno centro dove, per attirare una clientela che gli investigatori definiscono di «alta borghesia professionale», si mettevano a disposizione prostitute dai 21 ai 30 anni. Una quindicina quelle individuate dal pm Antonio Sangermano, titolare dell’indagine, che sono state sentite anche ieri sera negli uffici dei carabinieri. Tra i clienti illustri ci sarebbe anche un noto calciatore. Ai locali sono stati messi i sigilli dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano su disposizione del gip Roberta Nunnari.
Le indagini sono partite dal night «Dolce Vita» dove lavoravano due dei quattro arrestati: il direttore di sala, Giorgio Amodio Galli, 60 anni, e un cameriere, Mauro Preti, 50enne. Il titolare era invece Maurizio Saccani, 55enne imprenditore nel campo degli ascensori industriali, che negli ultimi tempi aveva deciso di investire nel night pur proseguendo la vecchia attività.
Il locale, lo scorso dicembre, era stato costretto a chiudere temporaneamente per alcuni problemi amministrativi legati alle uscite di sicurezza. In quel periodo Galli e parte del personale, compresa una delle escort, si era trasferito al «Pussycat», dove gli investigatori hanno scoperto un’attività illecita del tutto simile a quella dei concorrenti. Il «Pussycat» era gestito da Lello Salemi, 47 anni, figura già molto nota in quell’ambiente. Tra i clienti abituali dei due locali c’erano anche stranieri, turisti e facoltosi imprenditori in viaggio d’affari, in particolare svizzeri e arabi ai quali bastava una telefonata per prenotare una ragazza.
A loro disposizione, rumene, ucraine, albanesi. In base al loro contratto, le donne dovevano lavorare nel night dalle 22 alle 4 del mattino. Una volta che i clienti pagavano al cameriere Galli o al direttore di sala Preti la somma pattuita (500-600 euro), i titolari usavano dire che le donne entravano «in serata»: le escort cioè uscivano dal locale ed erano tecnicamente «libere» di seguire il cliente in uno dei tanti alberghi di lusso del centro città e contrattare il prezzo per una prestazione sessuale, che non scendeva mai sotto i 500 euro.
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