Cultura e Spettacoli

LUCI ROSSE ALLE OTTO DELLA SERA

LUCI ROSSE ALLE OTTO DELLA SERA

MASSIMILIANO LUSSANA Innanzitutto, ci sarebbero da dire le solite cose. E cioè che anche nel ciclo di Alle otto della sera in onda in queste settimane e che continua fino al primo luglio tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 20 alle 20,30, la voce guida è un po’ piatta, lenta, poco radiofonica e richiede una forte capacità di attenzione per essere seguita. Ma, visto che mi sono un po’ stufato di scrivere ogni volta la stessa obiezione e probabilmente si sono un po’ stufati anche i lettori di leggerla, diamola per fatta e passiamo oltre.
Certo, il ritmo radiofonico è un’altra cosa, ma ormai Alle otto della sera, benemerito appuntamento voluto dal direttore di Radiodue Sergio Valzania, sembra averci rinunciato. Con un’unica eccezione, fra gli ultimi cicli: Il fiore e la spada di Antonella Ferrera, le puntate dedicate al viaggio nell’antico Giappone, fra Zen e arti marziali, fra codici morali dei samurai e ricerca dell’ascesi totale, che sono state il punto più alto raggiunto dal programma di Radiodue quest’anno. E sono diventate addirittura un libro, intitolato anch’esso Il fiore e la spada, sempre firmato da Antonella e sempre affascinante e coinvolgente (costa 14 euro ed è edito da Baldini Castoldi Dalai). Tanto che, a tratti, dalle pagine, sembra uscire la voce suadente dell’autrice.
Certo, tutte queste indispensabili premesse, parentesi, precisazioni e spiegazioni, fanno perdere un po’ di ritmo al nostro articolo. Sembrano una puntata di Alle otto della sera. Però ci volevano. Così come ci voleva un ciclo come quello attuale: Sex and the polis, firmato da Eva Cantarella. Che parla di sesso. Esplicitamente, dichiaratamente, gioiosamente. Eppure, non è un ciclo a luci rosse.
Sex and the polis è il viaggio più completo e interessante nella sessualità degli antichi, dalle seduttrici di Ulisse, ai rapporti omosessuali fra Achille e Patroclo o a quelli da gay-pride dei lirici greci, fino alle passioni di Saffo e ai bellissimi versi di Catullo. Eva Cantarella, che da sempre mangia pane e sessualità nel mondo antico, li maneggia benissimo. E ci costringe a un’attenzione supplementare, gioiosa, a tratti anche un po’ guardona: perché mai come nel mondo antico, il sesso sa essere felice e interessante da raccontare. Senza nulla del morboso di cui si è caricato più avanti. C’è una puntata di questa settimana, quella di giovedì per la precisione, che ho avuto la fortuna di sentire in anteprima, dove si parla di prostitute a Roma. È bellissima, capace di ridare dignità, magari postuma, alle sue protagoniste.
Oltre alla classica mancanza di ritmo, Sex and the polis ha un solo difetto: fra gli spezzoni musicali che contrappuntano il racconto di Eva Cantarella, manca Je t’aime, moi non plus.

Ci stava alla perfezione.

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