«Ho sempre avuto un debole per le lumache, con quelle antennine... Quando piove sono capaci di mettere fuori la testa dal guscio. E vagare, vagare...». Nasce da qui il titolo del romanzo desordio di Valeria Poggi Longostrevi, Come una lumaca quando piove (Lampidistampa, 286 pp, 14 euro). La figlia delluomo che i mass media allepoca ribattezzarono il «Re Mida della sanità», etichetta oggi da lei sconfessata pur riconoscendo ombre più che luci, nella vita del padre, si racconta a 37 anni in uno spaccato delladolescenza e della gioventù vissuta a trecento allora tra eccessi e sogni.
Droga, sesso e rocknroll si fondono in un affresco a tinte forti in cui un linguaggio, curato ma brusco, rievoca quel mondo brillante e logorante. Valeria Poggi Longostrevi descrive ciò che si consuma dietro le pieghe delle discoteche, le corse affannose in autostrada per fuggire da un incubo o per entrare in un incantesimo. Racconta lalienazione e la realtà, il dolore davanti a morti improvvise, e il dramma della dipendenza dagli stupefacenti come dagli antidepressivi. Racconta le amiche e le finte amiche, gli affetti e i sentimenti che, come meteore, nascono e tramontano nel volgere di una stagione.
Sono molti i volti che compaiono e scompaiono in queste pagine, nate da un diario foltissimo, che lautrice ha poi selezionato grazie allaiuto e alla complicità delleditore.
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