Da lunedì ci rifacciamo la faccia. Ma solo per somigliarvi di più

Non solo una grafica nuova, moderna e aggressiva, ma più spazio a inchieste, storie e prime firme

Caro Lettore, preparati. A partire dal prossimo e ormai imminente lunedì 20 ottobre, quello che troverai in edicola sarà un Giornale un po’ diverso - e forse più di un po’ - rispetto a quello che in questi anni hai certamente imparato a conoscere, che ti sei probabilmente abituato a chiamare dandogli del «tu», al quale infine ti sei forse perfino affezionato. Anche se la speranza di noi tutti che questo Giornale lo facciamo ogni giorno e in buona parte ogni notte, affinché tu lo possa trovare la mattina seguente, fragrante come un croissant e stimolante come un buon caffè, consisterebbe nella certezza di poter togliere quel «forse» come premessa al tuo affetto.
Comunque sia, tu dormi pure sonni tranquilli perché l’anima del tuo e nostro giornale non la toccheremo. Quella rimane la stessa - battagliera, irriverente, se necessario anche un po’ cattiva - che hai sempre conosciuto fin dal primo numero, quello del 25 giugno 1974, se sei uno di quelli che hanno avuto la fortuna e la pazienza di leggerci fin da allora. E se invece, per anagrafe, ci conosci da meno tempo, dormi sonni tranquilli lo stesso.
Insomma, scusaci la vanità, ma quello che ci siamo voluti concedere è uno di quei «ritocchi» che ormai, al giorno d’oggi, sono concessi anche ai maschietti senza destare eccessivo scandalo. Per intenderci: qualche ruga lisciata, una borsa sotto gli occhi che scompare, degli zigomi più tonici. Per rubare una battuta al direttore, Mario Giordano, «se ci siamo fatti un po’ di botulino, è proprio per riscoprire la nostra vecchia anima». Quella che appunto oggi tu conosci, quella a cui dai del tu e quella alla quale ti sei affezionato. E senza quel «forse» di cui sopra.
Tanto per storicizzare l’evento, la decisione prima di procedere a questo intervento risale al dicembre del 2007. Partendo come si conviene da un ragionamento, fino ad arrivare per logica conseguenza a un progetto.
«Progetto che nei mesi è ovviamente cambiato tanto, passando attraverso un continuo e a volte acceso confronto di idee che hanno dato quindi vita a diverse prove», spiega Alberto Valeri, titolare dell’omonimo studio milanese che insieme al nostro responsabile grafico interno, Mauro Brolis, e ovviamente allo staff di Direzione, ha deciso gli interventi necessari e più idonei a ridarci il tono muscolare e se possibile un’allure un po’ più giovanile.
Lo sforzo ultimo, nelle nostre intenzioni, è quello di un rinnovamento nella tradizione, evitandoti il più possibile traumi, ma con la coscienza che un piccolo scossone dovevamo finalmente darcelo. Era inevitabile. Tu comunque troverai lo stesso formato attuale e la medesima foliazione. A cambiare sarà insomma il segno grafico, dato che come dice Valeri «il segno è contenuto». Nel senso che attraverso enfatizzazioni e sottolineature grafiche verrà data maggiore e doverosa visibilità proprio alle «grandi firme», alle rubriche e a quei pezzi di maggiore pregio - dalle inchieste ai reportage, dalle storie ai commenti - che costituiscono (o quantomeno dovrebbero costituire) il valore aggiunto di tutti i giornali. E che lo sono soprattutto, lasciatecelo dire, del nostro. Questo proprio per evitare che il valore aggiunto possa andare perduto o anche solo restare confuso nel mare magnum delle notizie, pur nella consapevolezza che queste rimangono e rimarranno sempre il nostro e vostro pane quotidiano.
Mario Giordano mi incarica anche di mandarvi a dire qualcosa che gli sta particolarmente a cuore. E cioè che quello che troverete da lunedì 20 in edicola, ringiovanito ma nel solco della tradizione, «sarà anche e soprattutto il Giornale dell’Italia che ci crede, di quella parte del Paese che si ostina ad avere fiducia, soprattutto in un momento di sconcerto e di disorientamento globale come quello che stiamo attraversando (leggete in proposito l’articolo qui accanto, ndr)».
Ciò che intendiamo darvi ogni giorno saranno insomma dissetanti sorsate di ottimismo critico e sostanziosi bocconi di quella positività che è figlia del buonsenso. Tutte cose che del Giornale, a ben vedere, hanno sempre costituito il Dna. Che non è altro che quel modo poco poetico che hanno gli scienziati per definire l’anima.
Ah, dimenticavo: questo in realtà non è tutto.

Negli appunti mi è rimasta qualche altra novità. E una, in particolare per i lettori della prima ora, è particolarmente golosa. Ma non ve la rivelo oggi. Appuntamento a domattina, domenica. Un po’ di suspense non guasta.

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