Dopo la lunga odissea di giudici e toponomastica ecco Galleria Enzo Tortora

(...) dopo la bufera che lo aveva travolto nel 1983, quando alcuni pentiti di Camorra, mentendo, lo indicarono, lui giornalista e presentatore famoso, come un trafficante di droga. Accuse assurde, senza uno straccio di prova. Ci furono, tuttavia, giudici che diedero credito a quelle infamie, per qualcuno addirittura ne contribuirono alla costruzione. Da ieri mattina una via di Genova, città natale di Tortora, quella che collega la Galleria Mazzini a via Roma, porta il nome dell'uomo perbene che fu stritolato dalla giustizia ingiusta, come l'ha definita l'ex ministro Alfredo Biondi, amico d'infanzia di Tortora il quale ebbe la forza e la dirittura morale di lottare fino al pieno proscioglimento, pagando poi con la malattia e la morte, sopraggiunta vent'anni fa, la scelta di andare davanti ai giudici a difendersi, come ha ricordato Marco Pannella, il leader radicale che si schierò dalla parte del giornalista presentatore. Biondi e Pannella erano alla cerimonia di ieri, insieme ad esponenti liguri del centrosinistra e del centrodestra. La decisione di intitolare una via a Tortora è nata anche dalle colonne del Giornale ed è stata condivisa dalla giunta del sindaco Marta Vincenzi che ieri, insieme all'assessore Paolo Veardo, ha fatto gli onori di casa. Tra gli altri c'era anche Rodolfo Schizzi, nipote di Enzo Tortora. Assente, per motivi di salute, Francesca Scopelliti, l'ultima compagna del giornalista. Per quanto riguarda la parte ufficiale della cerimonia, a Biondi e Pannella è toccato rievocare la figura di Tortora. L'ex ministro liberale ha ricordato di essere stato il primo difensore del giornalista. «Però Tortora che era consigliere nazionale del Pli - ha detto polemico - non fu difeso dal partito guidato dall'allora segretario Valerio Zanone che da piemontese preferì un atteggiamento troppo soft. Io mi schierai con Enzo, senza se e senza ma, come fecero i radicali». Che ieri, dopo avere denunciato l’odissea decennale per arrivare all’intitolazione del tratto di Galleria Mazzini, hanno annunciato di volere, a spese proprie, affiggere un’altra targa con una frase di Tortora contro la giustizia spettacolo. E proprio da Pannella è arrivato un attacco alla giustizia ingiusta: ai pentiti «a cui fu fatto dire quello che ai giudici di allora faceva comodo in cambio di champagne e prostitute», e ai magistrati che accusarono ingiustamente Tortora «e che poi fecero splendide carriere non pagando per i loro errori». Il sindaco Vincenzi ha parlato del Tortora «uomo perbene», legato alla sua città di nascita, cultore della genovesità, «un sentimento che abbiamo ricambiato dedicandogli questa via centralissima. Chi passerà di qui - ha aggiunto - vedrà il segno di una persona che fece della dirittura morale il senso della sua vita e della sua professione». Alla fine è stata scoperta la lapide che ricorda il giornalista-presentatore e un lungo applauso è partito dalla folla che ha assistito alla cerimonia. «Mio zio - ha detto ai cronisti Rodolfo Schizzi - sarebbe contento del fatto che la sua città lo abbia ricordato, anche se forse un po' in ritardo, in questo modo.

Di lui conservo il ricordo delle vacanze a Genova, del suo allegro ritrovare il dialetto, la cucina, gli amici genovesi, ma anche la coerenza estrema e l'onestà intellettuale di un uomo che ha sempre combattuto contro l'ingiustizia».

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