Il lungo crepuscolo del sindaco Reggi travolto dall’ira di ciclisti e pendolari

Piacenza Il sindaco di Piacenza, il Pd Roberto Reggi, è in caduta libera dopo essere stato vissuto dal suo partito come il Matteo Renzi buono: giovane sì, ma senza voglia di rottamare la nomenklatura romana del suo partito. Di area cattolica, Reggi aveva cucito un’alleanza con l’allora margheritino Enrico Letta che, non a caso, aveva fatto di Piacenza il quartier generale della sua corrente. Poi, con la nomina del piacentino Pier Luigi Bersani alla segreteria del Pd (e con Letta vice) la stella di Reggi era salita ancora, fino alla vicepresidenza dell’Anci, la potente organizzazione dei Comuni italiani presieduta dal sindaco di Torino Chiamparino.
Ma la fine del suo secondo mandato, sfumata la possibilità di candidarsi alle Politiche in caso di elezioni anticipate garantita dai suoi sponsor romani, è una via crucis. In una sorta di delirio di onnipotenza anti-sociale Reggi ha incrociato la sua sciabola persino contro le migliaia di pendolari che ogni mattina all’alba partono per Milano. E soprattutto con chi, anche per risparmiare, usa la bicicletta per andare in stazione. Reggi prima ha imposto il parcheggio delle bici a pagamento, poi ha individuato aree gratis lontano dalla stazione, poi ha installato poche rastrelliere e infine ha scatenato i vigili, con conseguente rimozione forzata delle bici.
Lo scorso week-end, invece, molti altri piacentini si sono mobilitati contro l’ipotesi di abbattere 16 tigli storici, grandi e sanissimi, che sorgono in piazza Plebiscito, a venti metri dalla famosa piazza Cavalli, vero cuore della città. Un’ipotesi «sciagurata» che ha portato a duemila firme di protesta in un battibaleno e a un manifestino, affisso sulle piante, che recita: «Sono sano e non voglio essere abbattuto».
Come ha reagito il sindaco Reggi? Aggredendo a male parole i difensori del verde e mobilitando ancora i vigili urbani che hanno staccato i cartelli, subito ricomparsi... La sistemazione della piazzetta costa mezzo milione di euro. In un periodo di crisi sarebbe meglio risparmiarli. Ma Reggi va avanti come un treno contro il muro dell’opinione pubblica locale mentre il Pd piacentino (che non vuole Reggi tra i piedi) sta a guardare in silenzio, in attesa del tonfo.
Sotto la poltrona di Reggi sta bollendo un’altra grana: il nuovo Palazzo del Comune. Un’opera faraonica, costosissima e fortemente contrastata. Reggi era già partito con la gamba sbagliata. La commissione che doveva scegliere il progetto doveva infatti essere composta anche da un professore ordinario di Scienza delle costruzioni.

Ma la scelta dell’amministrazione era caduta su un docente che in realtà non era neppure laureato. La faccenda venne alla luce e il concorso saltò per aria. Ma il sindaco insiste, chissà perché, con questo progetto. Ma per ora è rimasto con il cerino in mano.

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