di Rinaldo Gianola
Il tono era stato perentorio, parole inequivocabili che non potevano lasciare spazio al dubbio. Nel gennaio scorso Emma Marcegaglia aveva terminato un’importante intervista al Sole 24 Ore, finalizzata a dare alla Cgil l’ultimissimo ultimatum, dichiarando che la sua avventura nella nuova Alitalia era conclusa.
Alle domande del direttore Ferruccio de Bortoli, nel frattempo tornato a dirigere quell’«Istituzione di garanzia» che sarebbe il Corriere della Sera, la leader degli industriali aveva risposto chiaramente e senza fronzoli: «Ho più volte ribadito i motivi della mia adesione alla cordata. Adesso l’operazione si è conclusa. Il mio compito, quindi, si è esaurito. Perciò, esco da Cai». Proprio così c’era scritto sul giornale della Confindustria: «Esco da Cai», cioè dalla cordata di «patrioti», definizione di Silvio Berlusconi, che aveva salvato l’Alitalia. Niente smentite o rettifiche nei giorni successivi, e ci mancherebbe pure questa.
Sono passati tre mesi da quell’intervista, ma la signora Marcegaglia non pare aver lasciato il capitale della nuova Alitalia. Non ci sono state comunicazioni ufficiali di vendita del modesto pacchetto azionario, né altre notizie su un possibile cambiamento di opinione. Anche ad alcuni importanti azionisti di Alitalia non risulta l’uscita della signora Marcegaglia.
Ora la sua permanenza nel capitale della compagnia non è una questione decisiva, si può passare sopra a ogni conflitto d’interesse in un Paese dove il presidente del Consiglio proprietario di Mediaset decide i vertici della Rai in casa sua. Ma visto che la presidentessa di Confindustria aveva ufficializzato con tanta enfasi la sua volontà di uscire da Alitalia, accogliendo così le critiche severe che le erano piovute addosso da più parti sull’inopportunità della sua presenza nel capitale, si poteva sperare che alle parole facessero seguito i fatti.
Probabilmente, però, se la decisione di uscire non è stata ancora realizzata è solo perché la Marcegaglia non ha avuto tempo. È stata troppo occupata con Sacconi e Bonanni nel tentativo di far fuori la Cgil.
(19 aprile 2009)
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