Alberto Toscano
da Parigi
Il referendum sulla ratifica del trattato costituzionale europeo, che si svolge oggi in Lussemburgo, non provocherebbe particolare interesse nel Vecchio continente se non fosse stato preceduto dai due clamorosi «no», pronunciati tra la fine di maggio e linizio di giugno dallelettorato francese e da quello olandese. Tutti i sondaggi, pubblicati fino a un mese fa visto che negli ultimi 30 giorni prima del voto la loro diffusione è proibita dalla legge, sono favorevoli al sì, anche se il no figura in rimonta. Questa tendenza dovrebbe essere stata rafforzata dallimpegno personale del primo ministro Jean-Claude Juncker, che è stato fino allo scorso 30 giugno anche il presidente di turno dellUnione europea.
Juncker ha sempre assunto un atteggiamento dinamico e costruttivo nei confronti delle problematiche comunitarie. In occasione del vertice europeo, svoltosi tre settimane fa e da lui presieduto, ha tentato in ogni modo di mediare tra Francia e Gran Bretagna a proposito delle future risorse finanziarie dellUnione. Tutto inutile. Il compromesso si è rivelato - per ora - impossibile, ma il primo ministro lussemburghese ha dimostrato una volta di più la sua determinazione europeista.
Oggi Jean-Claude Juncker deve assolutamente vincere una battaglia politica a casa propria. Per quanto i Venticinque abbiano deciso di «congelare» il tema della ratifica costituzionale, un eventuale successo dei sì in Lussemburgo potrebbe restituire speranza a tutti coloro che non escludono un «referendum di recupero» in Francia e in Olanda nel giro di due o tre anni. La quasi totalità dei parlamentari del piccolo Paese si è schierata a favore del sì in occasione di questo referendum. Solo i cinque deputati di una formazione populista di destra militano in senso contrario.
Tuttavia nella società lussemburghese non sono poche le forze politiche e sociali che hanno fatto la scelta del no. Alcuni temono lallargamento ulteriore dellUnione e in particolare lingresso della Turchia. Altri denunciano il rischio che larrivo di unondata di immigrati da altri Paesi europei possa incrinare lattuale benessere di questo piccolo Stato, che ha il reddito pro capite più elevato dellUnione. Infine non mancano quelle contestazioni destrema sinistra al trattato costituzionale europeo che in Francia sono riuscite - in occasione del referendum dello scorso 29 maggio - a far breccia anche nellelettorato socialista. Contestazioni che riguardano la presunta natura «antisociale» della Costituzione comunitaria, che è stata firmata a Roma lo scorso 29 ottobre.
Numerose personalità politiche francesi e tedesche sono state chiamate nel Granducato per sostenere le tesi del sì o quelle del no alla ratifica del trattato. Il leader degli «antimondialisti» José Bové ha ripetuto le sue parole dordine contro l«Europa liberale» di fronte a poche centinaia di militanti lussemburghesi del no.
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