Il patriarca se n’è andato all’improvviso, alla vigilia del possibile incontro con Benedetto XVI. Alessio II, il capo della Chiesa ortodossa russa, è morto ieri mattina. Alla fine dell’estate aveva fatto sapere con una comunicazione riservata al Vaticano che i tempi per un incontro con il vescovo di Roma erano ormai maturi e si stava lavorando perché l’abbraccio potesse avvenire l’anno prossimo, in territorio «neutro», durante uno dei viaggi papali.
Alessio II era malato da anni, soffriva di cuore. Ma nulla faceva presagire una fine così rapida. Giovedì, poche ore prima di morire, aveva celebrato la divina liturgia al Cremlino. Poi, in serata, il malore. Ieri il patriarca si è spento nella sua residenza nel villaggio di Peredelkino.
Alexei Mikahilovich Ridiger, questo il nome di Alessio II, era figlio di un sacerdote emigrato da San Pietroburgo a Tallin, in Estonia. Nato nel 1929, a vent’anni aveva fatto ritorno nella città di origine del padre, divenuta ormai Leningrado per entrare in seminario. Dopo essere diventato prete, aveva scelto di farsi monaco. Era diventato prima vescovo di Tallin, quindi dal 1986 al 1990 vescovo di Leningrado e Novgorod. Nel giugno del ’90 era stato proclamato quindicesimo patriarca di Mosca e di tutte le Russie succedendo a Pimen. Nella sua figura e nella sua capacità di riportare la Chiesa sulla scena pubblica era rappresentata la rinascita dell’ortodossia russa, come fenomeno religioso ma anche come appartenenza identitaria da riscoprire dopo gli anni del comunismo. Il patriarca aveva sostenuto prima Boris Eltsin e poi Vladimir Putin.
Spesso critico nei confronti della Chiesa cattolica, accusata di fare proselitismo tra i fedeli russi, Alessio II aveva chiuso ogni porta ai tentativi di Giovanni Paolo II che sognava la possibilità di un viaggio a Mosca dopo la caduta del regime sovietico. Il cambiamento di pontificato e l’arrivo del Papa teologo tedesco avevano ammorbidito notevolmente le posizioni, soprattutto dopo la decisione di Benedetto XVI di promuovere in Bielorussia l’arcivescovo di origini polacche Tadeusz Kondrusiewicz, mandando al suo posto, alla guida dell’esigua comunità cattolica moscovita, l’italiano Paolo Pezzi. Papa Ratzinger aveva scritto molte volte al patriarca. Lo scorso gennaio, Alessio II aveva lanciato l’idea di studiare piani pastorali comuni tra ortodossi e cattolici. In maggio il cardinale Walter Kasper, «ministro dell’ecumenismo» di Papa Benedetto, aveva recapitato a Mosca una lettera del pontefice dedicata al cammino da percorrere per la piena comunione tra le due Chiese. L’ultimo scambio epistolare è avvenuto lo scorso ottobre, quando il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, aveva recapitato ad Alessio II una lettera autografa nella quale Benedetto XVI esortava a offrire al mondo una testimonianza comune nel rispetto della pace. Il patriarca di Mosca aveva risposto con un’altra lettera nella quale si sottolineava lo sviluppo positivo delle relazioni.
Nell’agosto 2007, Alessio II aveva detto al Giornale: «L’incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca deve essere ben preparato e non deve assolutamente rischiare di ridursi a un’occasione per scattare qualche fotografia o sfilare insieme davanti alle telecamere».
In quell’occasione, il patriarca aveva manifestato il suo sostegno all’iniziativa di Ratzinger di riabilitare l’antica liturgia preconciliare: «Il recupero e la valorizzazione dell’antica tradizione liturgica è un fatto che noi salutiamo positivamente».I funerali dovrebbero tenersi martedì a Mosca. Il capo del Cremlino Dmitri Medvedev ha annullato l’incontro previsto per oggi a Bari con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
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