Cronaca locale

Macbeth che Verdi amò più delle «altre opere»

Nella dedica al suocero l'opera scelta dalla Scala per sostenere la casa museo dell'artista

«Da molto tempo era nei miei pensieri d'intitolare un'opera a Lei che m'è stato e padre, e benefattore, ed amico. Ora eccole questo Macbeth che io amo a preferenza delle altre mie opere e che quindi stimo più degno d'essere presentato a Lei. Il cuore l'offre: l'accetti il cuore, e le sia testimonianza della memoria eterna, della gratitudine, e dell'affetto che le porta il suo G. Verdi». La data della dedica del «Macbeth», l'opera con la quale il Teatro alla Scala partecipa all'iniziativa «Viva Verdi», è Milano, 25 marzo 1847. Destinatario di queste frasi è il suocero di Giuseppe Verdi, Antonio Barezzi, padre della prima moglie del compositore, Margherita.

Si sposarono lui ventitreenne, Margherita di un anno più giovane, nel giorno del compleanno di lei, il 4 maggio del 1836. Il matrimonio, funestato dalla morte di due figli, durò appena quattro anni: Margherita Barezzi morì a ventisei anni, dopo aver dedicato quel tempo della sua giovinezza ad aiutare il marito a farsi largo nel non facile mondo della grande lirica a Milano, dove lo aveva seguito da Busseto. Non si interruppero i rapporti col suocero Antonio Barezzi, che ne aveva scoperto il talento ben prima che nascesse l'amore con la figlia, e aveva continuato a credere in lui anche dopo il 1832, quando Verdi non fu ammesso al Conservatorio di Milano. Barezzi volle sostenerne privatamente gli studi, con una decisione senza la quale Verdi forse non sarebbe mai diventato Verdi. Il maestro gli sarebbe rimasto riconoscente a vita, assistendolo sul letto di moglie insieme alla sua seconda moglie, Giuseppina Strepponi.

Un amore contrastato anche quello di Verdi per Macbeth e per Skakespeare. «Può darsi che io non abbia reso bene il Macbeth, ma che io non conosco, che io non capisco e non sento Shakespeare (sic!) no per Dio, no» si trovò a difendersi l'artista e questo, insieme alla bocciatura al Conservatorio, prova quanto sia difficile per gli artisti essere profeti in csa propria. Dopo il debutto del 1847 a Firenze, l'opera è stata riscoperta in tutta la sua grandezza più di un secolo dopo, quando a interpretare lady Macbeth era Maria Callas alla Scala, nel 1952.

La prova generale del «Macbeth» del regista Davide Livermore è lo spettacolo con il quale la Scala partecipa all'iniziativa del ministero della Cultura, in collaborazione con altre tredici fondazioni lirico- sinfoniche: al via il 10 febbraio a Verona con la prova generale dell'«Aida» di Zeffirelli, le celebrazioni si concluderanno il 15 giugno proprio con il «Macbeth».

Il ricavato dei biglietti è destinato a valorizzare «Villa Verdi», la casa-museo del compositore a Sant'Agata di Villanova sull'Arda.

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