Macché giapponesi, i saldi 2007 parlano russo

Fino a pochi anni fa erano gli orientali a detenere il record degli acquisti nei negozi griffati

Che giapponesi, cinesi e coreani siano il lievito che gonfia gli incassi della stagione invernale dei saldi milanesi, ormai è solo una mezza verità. Forse il popolo asiatico sa farsi apprezzare per le continue foto con le quali omaggia ogni angolo delle nostre vetrine, ma il 2007 porta con sé una grande novità. Addio ai folti gruppi guidati da ombrellini multicolor pericolosamente alzati al vento. Non che saremo completamente defraudati della loro presenza, ma sarà un’altra l’onda che da domani - lancio ufficiale della stagione dei saldi - travolgerà le vie dello shopping. Un popolo dai connotati decisamente differenti che dà bella mostra di sé nelle numerose teste biondissime che affollano i «Citysightseeing», i bus rossi a due piani che scarrozzano turisti e non in un affascinante giro della città.
Russi. Famiglie intere che riempiono i negozi più eleganti di via Monte Napoleone, via Manzoni, via della Spiga e corso Como. E ovviamente le boutique delle maggiori griffe si sono già attrezzate per l’attesa invasione. Commesse russe di nascita o che masticano l’idioma di Dostoevskij con una facilità disarmante, sono state arruolate da anni. Del resto Aleksej Meshkov, ambasciatore della Federazione Russa, lo aveva sottolineato da tempo: «Oggi praticamente in tutti i negozi del capoluogo lombardo c’è una commessa che parla russo.» In realtà negli show room di maggior prestigio, di addette che parlano russo se ne incontra più d’una.
In via della Spiga ad esempio, nel negozio di Dolce&Gabbana i commessi si dicono «abituatissimi» alla clientela russa tanto da avere all’attivo quattro ragazze che parlano la lingua. Attraversando la strada, ed entrando da Armani, non si resterà delusi. Sicuramente la clientela d’altura non sarà costretta al tanto internazionale quanto poco raffinato linguaggio dei gesti. «Re Giorgio» non ha mancato di lungimiranza tanto che il suo atelier ha costituito una tappa imperdibile per lo shopping privato della first lady Liudmilla Putin. Tanto scontato che qualcuno sappia rispondere alla richiesta di una commessa che parli russo, che ormai viene indicata quasi ogni testa bionda che è intenta al proprio lavoro. Peccato che non tutte in realtà conoscano il complicatissimo idioma, così che capita di sentirsi rispondere: «Certo il russo farebbe comodo, ma per ora mi accontento dell’inglese».


Anche nel quartier generale di Valentino, in via Montenapoleone, sono in servizio due commesse russe per far fronte a una clientela numerosa in ogni periodo dell’anno: «Abbiano personale che parla inglese, francese, tedesco, spagnolo, giapponese, cinese. Già da alcuni anni non manca chi conosce anche il russo.» Le campagne pubblicitarie di livello mondiale dunque iniziano a pagare e i tanti attesi saldi possono finalmente aprirsi a una clientela di respiro mondiale.

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