«Lascio la Lettera 22 e mi butto nel blog... Vediamo cosa succede». È linizio della Nuova Avventura. Altro che «Nuova Stagione» di Vincenziana memoria (non lavrete mica già dimenticata, vero, fedeli zoccoli duri della sinistra?): qui siamo in presenza di una rivoluzione epocale, di un autentico terremoto mediatico, di un vero e proprio sconvolgimento di tradizioni consolidate e, soprattutto, refrattarie - si pensava, beata ingenuità - a qualsiasi vento di innovazione.
E invece... «Tou lì, u Vittoriu. U la cangiou anche lee!» dicono i genovesi che hanno letà per misurare il tempo col metro della storia. Quelli che, invece, lo misurano ancora col doppio decimetro della cronaca, lhanno presa meglio. E hanno cominciato a fare come lui, Vittorio Sirianni, a tempestare sulla tastiera e inviare messaggi al blog http://www.vittoriosirianni.it/. Magari, con maggiore dimestichezza di quella che ha tuttora lui, con la tastiera del pc, dopo una carriera di giornalista vissuta da «Montanelli del caseggiato» (la definizione gustosamente autoironica è sua, di di VSir), per via di quella identificazione, ma che dico: di quel trasporto sentimental-feticistico con la macchina da scrivere, il nastro rossonero - un dispetto, per lui che predilige il rossoblù -, le correzioni a penna, il bianchetto alla DAlema...
Tutto sempre sistemato su quel foglio, la «cartella» del cronista, che per colpa sua, di VSir, a poco a poco diventa unapocalisse di macchie e buchi da day after, ma anche, per chi legge e si lascia trasportare, un messaggio chiaro e limpido di comunicazione, di dialogo, di «sobrietà, senza dietrologie, con un pizzico di ironia, sdrammatizzando se ce la facciamo».
Dopo tanto esitare, sè deciso, Vittorio. Non che abbia messo in soffitta la Lettera 22: quello è un oltraggio che non farà mai, anche se non trovasse più nastri in cancelleria. No, Vittorio ha inaugurato semplicemente la sua Nuova Era.
È successo così: che un giorno, - cera la macaia, può darsi che abbia influito - sè avvicinato quatto quatto al pc, lha squadrato come si fa solo col Nemico, sè guardato intorno per vedere che non ci fosse qualche spettatore indesiderato (che non avrebbe capito niente di quellistante solenne, di quel momento storico!). Infine, ha vinto. O meglio: ha capitolato.
«Tac, ti-tac. Funziona. E non devo neanche usare la penna e il bianchetto per correggere, che poi mi sporcavo sempre le mani». È seguito un primo tentativo di riflusso: «Non mi va. Anzi, non mi va proprio. Meglio la macchina da scrivere. Non la tradirò mai, lho sposata tanti anni fa che neanche me lo ricordo. Matrimonio indissolubile, due cuori e una tastiera. Belin, cosa sto imbelinando col pc?».
Amore eterno, sì, quello di Sirianni con la Lettera 22. Ma se la partner ha un po di ruggine (tanta), e quando laccarezzi scricchiola che pare una carretta, e il profumo, quel bel profumo di stampa, sè trasformato ormai in una specie di odor di fritto da trattoria dellangiporto, be, anche lAmore ripiega, perde lardore e anche la lettera maiuscola.
«Riproviamo. Tac, ti-tac. Certo, non è la stessa cosa. È meglio. Per la miseria, vuoi vedere che è meglio? Sì, è meglio».
Meglio cambiare, no? Anche se hai settanta primavere (e altrettante estati, ma pochi autunni e quasi niente inverni), e sei universalmente riconosciuto come linventore del talk show televisivo (a Telegenova, dal 1974, poi a Primocanale, Telecittà e ancora, tuttora, a Primocanale), in largo anticipo su Maurizio Costanzo e i suoi figli di un teleDio minore. Meglio cambiare, se sei tu che scegli di cambiare, di rinnovarti sempre, per piacere e per dovere. «Tac, ti-tac: in fondo è facile».
Allora a VSir è balenata lidea: «Anchio mi faccio il blog. Come quello di Beppe Grillo, il mio amico che ho lanciato ai tempi di Panchina Cabaret. Chissà se si ricorda, ora che è diventato un divo anche del Web, ora che il suo blog pare che sia il terzo più consultato al mondo. Gli farò concorrenza. Cioè, no, non esageriamo. Solo un po di interferenza. Quanto basta. E il mio blog sarà consultato almeno come il suo».
Ecco, vedete: Vittorio dice ancora «consultato», non «cliccato», quando parla di queste cose. Però intanto clicca, eccome clicca. Tac, ti-tac: «Vorrei provare a dialogare direttamente. E, forse, questo è il metodo migliore. Proviamoci, amici, chiacchieriamo insieme». E poi: «Eccomi a guardare al nuovo modo di comunicare, fatto di sms, e-mail, blog... Tutti linguaggi nuovi. Ma perché non provarci?».
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