Macchine che usano il Web e il telefonino

Machine to machine. C’è chi prevede che alla fine del decennio le comunicazioni tra dispositivi e strumenti supereranno i clic fatti dall’uomo

Macchine che usano il Web e il telefonino

Milano - Internet sta cambiando e tale cambiamento diventerà una regola, come del resto è stato fino a oggi. Il passaggio dal protocollo Ip alla versione Ipv6 porterà, tra gli altri vantaggi, a un aumento esponenziale delle possibilità di accesso alla Rete da parte di qualsiasi tipo di dispositivo, incluse le macchine. Recenti eventi hanno infatti messo in rilievo che la Rete sarà sempre meno di impronta umana proprio per implementare la sua utilità per l’uomo, attraverso le macchine.

Il termine wireless machine to machine (wM2m) indica un paradigma di comunicazione che coinvolge macchinari, sistemi informativi e persone mettendoli in condizione di scambiare dati tramite tecnologie wireless (reti cellulari, Wi-Fi, tecnologia Rfid, e così via).

Per esempio l’integrazione di moduli e tecnologie M2m fra i diversi dispositivi e impianti installati nelle abitazioni può dare una sterzata di novità e positività alla qualità dell’abitare, nelle sue declinazioni di comfort e sicurezza, grazie anche alla sempre più attuale dinamica del risparmio energetico. Un mercato dal potenziale elevatissimo. Inoltre l’evoluzione delle reti di moduli o sensori wireless (Zigbee, Bluetooth, Rfid, Uwb, etc) apre nuove strade e nuovi scenari, anche per applicazioni di nicchia.

I cinque settori di innovazione
Il machine to machine, in altri termini, rappresenta un settore di grande convergenza, ponendosi come incrocio tra informatica, telecomunicazioni e automazione industriale. A questo riguardo Confindustria Servizi Innovativi, la nuova confederazione che ha assorbito Aitech Assinform, ricorda che l’ultima finanziaria ha stanziato mille miliardi da investire per l’innovazione in cinque settori: efficienza energetica, mobilità sostenibile, scienza della vita, nuove tecnologie per il made in Italy e tecnologie innovative per il patrimonio culturale. Ebbene Ict e M2m sono toccate marginalmente ma sono trasversali a ciascuno di detti settori.

A fine 2007, valuta il Mit (Massachusetts Institute of Technology), ci saranno nel mondo 10 miliardi di microprocessori integrati in vari tipi di apparecchiature (dai personal computer alle macchine utensili); la stessa fonte prevede che tra 15-20 anni la Rete dovrà far colloquiare un migliaio di miliardi di apparecchiature, molte delle quali wireless. Secondo The Economist il mercato dei moduli wireless nel periodo 2007-2011 crescerà in volumi da 33 a 400 milioni; da 48 a 200 miliardi di dollari in valore. Alla fine di detto periodo le comunicazioni M2m supereranno i clic fatti dall’uomo.
Gli analisti della Harbor Research, società americana specializzata in questo particolare settore, ipotizza una crescita da poco meno di 50 miliardi di dollari quest’anno a 290 miliardi nel 2011, di cui la parte più rilevante relativa ai servizi a valore aggiunto.

La situazione italiana è stata analizzata dalla School of Management del Politecnico di Milano prendendo in considerazione i risultati di un centinaio tra produttori, distributori e consumatori. Una prima importante indicazione è che non sono ancora chiari e definiti i fattori di traino dello sviluppo. Ad ogni buon conto le vendite di moduli cellulari nel quadriennio 2003-2006 sono aumentate da 466 mila a 732 mila unità, con una dinamica dunque positiva ma inferiore alle aspettative delle industrie. Il mercato esiste ma va fatto emergere ed è qui si presentano i problemi maggiori.

Il Gprs scalza il Gsm
Quanto alle tecnologie a prevalere nel 2006 è il Gprs con un peso di quasi il 60%; il Gsm si difende bene ma il suo apporto è in contrazione: da una incidenza dell’84% nel 2004 si è passati al 41% tre anni dopo mentre la altre due tecnologie wireless esistenti, Umts e Edge, hanno quote per il momento trascurabili. Quanto ai settori di impiego dei moduli, la ricerca mette al primo posto i trasporti con una quota del 55% dei dispositivi assorbiti nello scorso anno, in crescita rispetto agli anni precedente. In aumenta anche il peso della “building automation” che nel 2006 si è stabilizzato secondo questa fonte intorno al 20 per cento. Il calo del settore “utilità”, dal 26% al 7%, è motivato con la quasi ultimazione del progetto di sostituzione con contatori elettronici dei vecchi contatori Enel.

Ad un esame in valore, osserva Gartner, è il “remote monitoring” l’applicazione prevalente a livello mondiale con una previsione di 327 milioni di euro nel 2008 contro 105 nel 2005. Seguono vending e pagamenti tramite Pos con 218 e 100 milioni rispettivamente. Per Filippo Renga, Responsabile Ricerca wireless M2m School of Management Politecnico di Milano il settore non si muove all’unisono e ciò è causa di ritardo; in compenso ci sono in Italia delle eccellenze tecnologiche in alcune aree anche se il Sistema Italia ancora non riesce ad esprimerle a dovere.

 

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