L'Italia rischia di restare senza la sua produzione di zucchero, cioè il poco rimasto, 508mila tonnellate, pari al 30% del fabbisogno nazionale, dopo il taglio di 1 milione di tonnellate voluto dalla riforma europea dello zucchero che ha portato alla chiusura di 15 dei 19 stabilimenti attivi sulla penisola.
È l'allarme lanciato da tutti gli attori della filiera: gli industriali di Unionzucchero, i bieticoltori dell'Associazione Nazionale bieticoltori e del Consorzio Nazionale bieticoltori e dai sindacati di categoria Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil venerdì in una conferenza stampa a Roma. Tutta la filiera è compatta nel chiedere al governo «il rispetto degli impegni assunti» e cioè di erogare gli aiuti già approvati da Bruxelles ma ancora da erogare per gli anni 2009 e 2010 per un totale di 86 milioni di euro, 43 per il 2009 e 43 per il 2010, considerati indispensabili per evitare la chiusura.
«Sulla base degli impegni presi dal governo in sede comunitarie e soprattutto nel comitato interministeriale del 9 settembre 2009 presieduto dal sottosegretario Gianni Letta, i bieticoltori quest'anno hanno seminato e prodotto zucchero certi che, come negli anni precedenti, gli aiuti nazionali sarebbero arrivati, e invece niente» spiega Alessandro Mincone presidente del Consorzio nazionale bieticoltori. «Chiediamo quindi il rispetto degli impegni e che la cifra venga stanziata in questa Finanziaria» ha aggiunto Giovanni Tamburini presidente di Unionzucchero.
Dal primo di ottobre sono stati aboliti i dazi alle importazioni di zucchero dai paesi in via di sviluppo, ma non è la concorrenza estera la maggiore preoccupazione del comparto, sicura della competitività e della qualità del prodotto made in Italy «piuttosto - ha aggiunto Carlo Biasco direttore dell'associazione nazionale bieticoltori - è la sensazione che il governo voglia dismettere totalmente un'intera produzione» tra l'altro fatta in Italia e da aziende tutte italiane (Il gruppo Co.Pro.B. Italia Zuccheri, Eridania Sadam e Zuccherificio del Molise). Preoccupatissimi i sindacati che hanno vissuto l'Ocm zucchero come «una catastrofe occupazionale» per la chiusura di 15 stabilimenti destinati a progetti di riconversione per le agro-energie previsti dalla legge 81 del 2006, un piano mai decollato. «Circa 2000 lavoratori rischiano ora di perdere definitivamente il posto di lavoro» hanno sottolineato Pierluigi Talamo della Uila-Uil e Antonio Mattioli, Segretario Nazionale Flai-Cgil, inoltre è in scadenza al primo gennaio 2010 la cassa integrazione straordinaria che deve essere rinnovata.
Made in Italy, per lo zucchero un futuro amaro
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