Madonia comandava dal 41bis

Il capomafia, detenuto in regime di carcere duro, riusciva a "gestire" tutti gli affari del clan dalla sua cella grazie ai colloqui con la sorella. In arresto 24 persone della cosca

Caltanisetta - Gestiva il clan dal 41 bis. Il boss Giuseppe "Piddu" Madonia, nonostante il regime di carcerazione dura al quale era sottoposto, continuava a impartire le proprie disposizioni al clan. Il retroscena emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, con la quale stamani sono state eseguite dai carabinieri 24 ordinanze di custodia cautelare. Una persona è sfuggita all’arresto.

Con i colloqui Madonia, attraverso i colloqui in carcere con i propri familiari, riusciva a trasmettere all’esterno del carcere gli ordini agli affiliati alla cosca, violando così il duro regime carcerario al quale è sottoposto. Un ruolo di particolare rilievo nella catena di trasmissione delle direttive all’organizzazione mafiosa era affidato alla sorella del capomafia, Maria Stella Madonia, 72 anni, già condannata per mafia, arrestata stamani e posta ai domiciliari. Con lei è stato arrestato anche il marito, Giuseppe Lombardo, 75 anni, accusato di tenere i rapporti con il "reggente operativo" della famiglia, Carmelo Barbieri, arrestato anche lui. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Sergio Lari e dai pm della Dda, Nicolò Marino e Antonino Patti.

Arresti Gli affari illegali gestiti dalla famiglia mafiosa dei Madonia di Caltanissetta e le estorsioni imposte alle imprese di una vasta zona della Sicilia sono al centro dell’indagine che ha portato i carabinieri a eseguire 24 ordini di custodia cautelare. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza mediante violenza e minaccia. Il giudice ha inoltre disposto il sequestro preventivo di due società che gestiscono sale scommesse a Gela e Niscemi, e inoltre un’azienda per la produzione di calcestruzzo, tutti i beni hanno un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti a Gela e Niscemi, in provincia di Caltanissetta, Ravenna, Catania, San Giovanni Galermo, Sant’Agata Li Battiati, Paternò, tutte nel catanese, e Casteldaccia, in provincia di Palermo.

Affari illeciti L’inchiesta coordinata dalla Dda di Caltanissetta punta alle dinamiche criminali di Cosa nostra nella provincia nissena e rappresenta un proseguimento di operazioni condotte alcuni anni fa, con le quali si erano già colpiti gli esponenti di vertice della famiglia Madonia e delle altre cosche dell’area denominata del Vallone. Il clan dei Madonia, retto da Carmelo Barbieri, era interessato alla gestione del patrimonio illecito accumulato dalla famiglia, reinvestito in due società nissene che operano nel settore delle scommesse sportive. Entrambe, intestate a prestanome, sono state sequestrate stamani su ordine del gip Andrea Fiore.

Dall’inchiesta è emerso, inoltre, che le autorizzazioni all’esercizio dell’attività sono state ottenute tramite l’intervento, nell’amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, da Antonio Padovani, 57 anni, di Sant’Agata Li Battiati (Catania), imprenditore noto nel settore. L’uomo è stato arrestato stamani dai militari dell’arma.

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