È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e dunque entra in vigore subito il decreto legge messo a punto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e approvato il 10 febbraio scorso dal Consiglio dei Ministri per evitare le scarcerazioni di boss della mafia e, soprattutto, l'azzeramento di ben 388 processi con imputati decine e decine di capimafia di spicco.
Il ricorso al ddl si è reso necessario a causa di una sentenza-beffa della Cassazione, che spostava le competenze dei processi dai Tribunali alle Corti d'Assise. Motivo del trasloco, il fatto che con l'aggravamento delle pene per il reato previsto dall'articolo 416 bis del codice penale (l'associazione mafiosa, appunto) si arrivava a condanne superiori ai 24 anni, e di competenza dunque delle corti d'Assise.
Il governo è intervenuto subito, all'indomani dell'allarme lanciato soprattutto dalle procure di Catania e Palermo. Il ddl correttivo consta di quattro articoli. Il primo amplia le competenze delle Corti di Assise che - ad esclusione dell' associazione per delinquere di stampo mafioso (416 bis) - giudicheranno delitti con finalità di terrorismo, tratta, sequestro di persona a scopo di estorsione, riduzione in schiavitù. L' articolo due mantiene ai tribunali la competenza a decidere sui reati di mafia aggravati stabilendo che le disposizioni si applicano anche ai processi in corso alla data di entrata in vigore del decreto «solo nei casi in cui alla data del 30 giugno del 2010 non sia già stata esercitata l' azione penale».
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