nostro inviato a Bruxelles
Se «Maga Angela» ce lha fatta sul terreno minato dellenergia e dellambiente, come si fa a non darle credito per fine mese, quando, nella capitale tedesca, ha messo in piedi una cerimonia per i 50 anni Ue che in realtà somiglia più a una rifondazione a 27 che a una commemorazione di un passato pure importante?
Si sprecano i commenti in positivo sul ruolo della Bundeskanzlerin a conclusione del summit di primavera. «Questo vertice europeo fa parte dei grandi momenti della storia dellEuropa» si lancia Chirac, partito anni fa da euroscettico e ritrovatosi ieri più europeista che mai allultimo appuntamento a Justus Lipsius, prima di passare la mano. Blair pare soddisfatto, così come Zapatero, Prodi, e via via gli altri. Ognuno naturalmente loda il proprio comportamento (come il presidente polacco Kaczynski il quale fa sapere che «se avessimo voluto bloccare le cose non saremmo stati soli, ma abbiamo fatto ogni sforzo per arrivare a un accordo»), ma tutti poi lodano la neofita presidente dellUnione. E auspicano che nuovi frutti giungano da Berlino il 25.
Almeno a parole, e almeno ieri, quasi allunanimità hanno detto sì: vogliono firmare il «Manifesto» (eliminata del tutto la locuzione costituzionale) che dovrebbe fare uscire la Ue dalla fase di riflessione per dotarla di nuovi strumenti capaci di riprendere la corsa con nuove regole.
La cena di giovedì sera, quando si è affrontato il tema, non pare sia andata male. Adesso viene il bello: mettere nero su bianco il manifesto di intenti. Per giungere a una nuova firma a 27 a fine mese.
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