
Zona K, ogni anno propone il suo festival dopo che i teatri milanesi hanno concluso la programmazione e si apprestano a comunicare la prossima stagione. Dopo una prima parte che ha scelto, come sede, la Fabbrica del Vapore, il Festival Life continua, fino al 21 giugno, nelle sedi di Out Off, Zona K, Teatro Fontana. I due appuntamenti che abbiamo scelto sono «Magda Teffler or an Essay on Silence», di e con Boris Nikitin (oggi) e «Foresto», il 12 e 13, ovvero «La notte prima delle foreste» di Koltes, prodotto da Babilonia Teatri, con Enrico Castellani.
Il primo è un testo che racconta una storia vera, quella della nonna di Boris che scelse di nascondersi, per mesi, in una stalla nella Slovacchia, durante l'occupazione nazista, mentre la sua famiglia veniva massacrata. Il nipote si chiede quale sia stato il motivo di un così lungo silenzio e immagina il momento in cui scelse di farlo, quando, nell'ottobre del 1943, Heinrich Himmler riunisce i capi del partito nazista a Poznam per informarli della decisione del regime di sterminare tutti gli ebrei. In quella occasione furono utilizzati due fonografi, per registrare, non il suo discorso, ma il silenzio che ne seguì dopo aver pronunziato le sue terribili parole, «soluzione finale». La ragione per cui la nonna scelse il silenzio, secondo Boris, poteva essere la speranza di dare inizio a un nuova vita, specie dopo la sua conversione al cristianesimo e la scelta di una nuova normalità. In fondo, il silenzio, era stato un modo per nascondere la propria identità, scegliendo di essere invisibile. «Foresto» è un classico del teatro del Novecento, il testo che nel 1977, al festival di Avignone, rivelò il drammaturgo francese che ebbe, purtroppo, una vita breve (1948-1989). Ricordo l'interpretazione che ne dette Giulio Scarpati, fresco del successo di «Il medico in famiglia» al Franco Parenti, così come milioni di italiani credo lo abbiano visto, in tv, interpretato da Pier Francesco Favino, al Festival di Sanremo, del 2018, nella serata dedicata ai monologhi. La scelta di Babilonia Teatri risulta controcorrente, primo perché il testo viene recitato da Enrico Castellani, in dialetto veronese, sia perché Daniele Bongiovanni lo ripete nella lingua Lis, ovvero nella lingua dei segni per sordomuti, mentre, sullo schermo, si potrà leggere la versione in italiano. «Foresto», in dialetto veronese vuol dire forestiero, epiteto che va bene anche per emarginato, per migrante che, nella lingua «sporca» del dialetto, assume una valenza più realistica rispetto al linguaggio visionario di koltés, offrendo, a Babilonia Teatri, una chiave diversa per affrontare il testo, senza, per questo, tradirlo.
Il monologo si è moltiplicato, essendo
diventato a due voci, poi la scrittura. Un intreccio di lingue e di culture per raccontare una trama tragica, quasi in forma di ballata, che rievoca storie di mendicanti, di teppisti, di drogati, di poliziotti che si rincorrono.