Caso Almasri, spuntano nuovi documenti. Ma la posizione del ministero non cambia: ecco perché

Le indiscrezioni di stampa contro il Guardasigilli, il Pd ne chiede la testa. Ma l'errore è del Pg che ha scarcerato il generale

Caso Almasri, spuntano nuovi documenti. Ma la posizione del ministero non cambia: ecco perché
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Il giorno dopo la «cacciata» del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dalla Libia perché «indesiderato», spuntano tre retroscena sostanzialmente identici che accuserebbero il ministro della Giustizia Carlo Nordio per la mancata consegna alla Corte penale internazionale del criminale di guerra Najeem Osama Almasri, su cui indaga il tribunale dei ministri di Roma. Fonti della Procura danno più probabile l’archiviazione per i membri del governo finiti sotto inchiesta per favoreggiamento e peculato, dalla premier Giorgia Meloni al sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, agli stessi Piantedosi e Nordio (accusato anche di omissione d’atti d’ufficio).

Proprio perché l’indagine non ha potuto dimostrare che la colpa della mancata consegna non è del ministro - benché secondo il Corriere della Sera e Repubblica fosse informato sin da subito del suo arresto, seppur in modo informale - ma della Procura generale e della Corte d’Appello che hanno scarcerato il generale libico in un corto circuito giuridico che ha messo in cattiva luce la Digos e la Questura di Torino per un arresto giudicato «irrituale» che invece era a norma, su ordine dell’Interpol.

Secondo la ricostruzione del Fatto quotidiano, che chiama in causa anche l’ex premier Matteo Renzi, lo staff di Nordio avrebbe allertato i magistrati del Dipartimento degli affari di Giustizia di parlarsi con cautela. Sarebbe stato l’allora capo del Dag Luigi Birritteri (poi dimesso) ad attivarsi per convalidare il fermo, avvenuto nella notte tra sabato 18 e domenica 19 dopo la partita Juve-Milan e a suo dire irregolare, e procedere alla consegna di Almasri. Ma secondo fonti della Corte penale internazionale, l’eventuale errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia sarebbe stato facilmente superabile, atteso che il Guardasigilli aveva 20 giorni per convalidare il fermo a partire da lunedì 20 gennaio.

Nordio non l’ha fatto non per «una precisa scelta politica», come scrivono le ricostruzioni di stampa, ma perché nel frattempo Almasri era stato scarcerato su indicazione della Procura generale. La decisione di riaccompagnarlo in Libia con un volo di Stato, su cui secondo l’esposto dell’ex dipietrista Luigi Li Gotti ci sarebbe il peculato, è una prassi che si usa spesso in vicende similari. «Nordio ha mentito al Parlamento su Almasri e ora deve dimettersi», dice Debora Serracchiani, secondo cui «il ministero aveva tutto il tempo di regolarizzare l’avvenuto arresto».

In effetti, Nordio aveva 20 giorni ma è stata la Corte d’Appello su indicazione del Pg a scarcerare Almasri, commettendo un grave errore e togliendo il ministro e il governo dall’imbarazzo. Ma per i soliti giornaloni la colpa non è mai della magistratura.

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