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Hannoun fa scena muta col Gip ma prova a smontare le accuse. "I contanti? Ho i conti bloccati"

Gli inquirenti lo inchiodano: "Sapeva dell’inchiesta e pianificava la fuga in Turchia"

Hannoun fa scena muta col Gip ma prova a smontare le accuse. "I contanti? Ho i conti bloccati"
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Non ha risposto alle domande del gip nell'interrogatorio di garanzia, Mohammad Hannoun, ritenuto dagli inquirenti il capo di una presunta cellula italiana di Hamas e per questo finito in carcere a Genova. Il presidente dell'Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese (Abspp), su consiglio dei suoi legali ha scelto il silenzio, in attesa di conoscere gli atti, ma ha fatto delle dichiarazioni spontanee. Una mossa che gli consente, in questa fase, di dare la sua versione. Anche a livello mediatico. «Ha negato di aver finanziato direttamente o indirettamente» l'organizzazione terroristica, spiegano Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo. «Ha rivendicato la sua attività di raccolta fondi per iniziative precise di beneficenza a favore del popolo palestinese in tutte le sedi, Gaza, la Cisgiordania e i campi profughi, attività che ha cominciato a svolgere negli anni Novanta - aggiungono -. Ha spiegato con un po' di dettagli, per quanto possibile, come funzionava la raccolta fondi e la loro distribuzione prima e dopo il 2023 con i grandi cambiamenti che ovviamente ci sono stati dopo il 7 ottobre».

I pm contestano a lui e agli altri sei finiti in manette - ma sono 25 gli indagati - di aver finanziato Hamas con oltre sette milioni di euro, soprattutto dopo il massacro del 7 ottobre del 2023. Di aver indirizzato ai terroristi il 71 per cento delle donazioni raccolte nelle moschee e dagli italiani convinti di sostenere la causa palestinese. La cellula avrebbe fatto giungere i soldi a Gaza tramite triangolazioni con Turchia, Egitto, Giordania, ma anche con «spalloni» in grado di portare fisicamente il denaro. E per aggirare i blocchi derivanti dall'inserimento di Hannoun nelle black list, sarebbero state costituite altre due associazioni ad hoc, la «Cupola d'oro» e «La Palma».

Nelle perquisizioni dei giorni scorsi Digos e Guardia di Finanza hanno sequestrato oltre un milione di euro in contanti, oltre a tre pc nascosti in un'intercapedine. «È da anni che ha i conti bloccati, ha chiesto in tutti i modi di modificare questa situazione e ha specificato che l'unico modo per portare aiuti, con numerosissime richieste di persone che volevano donare, era fare una raccolta in contanti che tutte le volte sono stati dichiarati in uscita in aeroporto», dicono i legali. Che siano state fatte delle dichiarazioni doganali dei soldi trasportati da Hannoun e dagli altri emerge dagli atti. Ma non sono i contanti dichiarati quelli nel mirino dell'indagine. Lo spiegano chiaramente gli inquirenti nell'annotazione: il calcolo dei sette milioni contestati come finanziamento ad Hamas «è stato fatto prudenzialmente per difetto, senza cioè tenere conto del milione e 472mila euro portato all'estero in contanti e oggetto di dichiarazione doganale». Somma che anche questa comunque «direttamente o indirettamente potrebbe essere stata destinata almeno in parte» ad Hamas.

Hannoun è stato arrestato prima che prendesse un volo per Istanbul, per «un attualissimo pericolo di fuga». Lui e gli altri esponenti della cellula, a causa di una «fuga di notizie» erano «consapevoli dell'indagine» in corso. Da qui la scelta di lasciare l'Italia e trasferirsi in Turchia, «un Paese che non dovrebbe creargli problemi», si legge nell'ordinanza.

Che gli indagati si sentissero il fiato sul collo emerge anche dalle intercettazioni, in cui si preoccupano di «distruggere il pc» e «formattare il cellulare» perché «ci stanno accerchiando».

Nei prossimi giorni Hannoun sarà trasferito in un'altra struttura dotata della sezione per i reati di terrorismo, forse a Ferrara o ad Alessandria, che prevedono una sorveglianza rafforzata e un isolamento maggiore.

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