"Correnti sono state la rovina". Pure Di Pietro approva la riforma della giustizia

L'ex pm di Mani Pulite spende parole positive sulla separazione delle carriere approvata dal governo Meloni: "Piaccia o non piaccia, il ruolo del pubblico ministero è diverso rispetto al ruolo del giudice"

"Correnti sono state la rovina". Pure Di Pietro approva la riforma della giustizia
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Il governo approva la separazione delle carriere, la sinistra si straccia le vesti e va sulle barricate lanciando allarmi sulla presunta minaccia all'autonomia e all'indipendenza delle toghe, l'Associazione nazionale magistrati insorge e minaccia burrasca. Tutto come da previsione, tutto secondo copione. Ma c'è un'eccezione che dimostra come l'Aventino del fronte rosso sia pregiudiziale: persino Antonio Di Pietro ha speso parole positive nei confronti delle decisioni adottate dal Consiglio dei ministri per compiere un ulteriore passo nell'ottica della riforma della Giustizia.

L'ex pm di Mani Pulite, intervistato ai microfoni del Tg1, ha etichettato come "necessaria" la separazione delle carriere. E ha aggiunto un elemento che smonta quei toni di grande preoccupazione che la sinistra si è affrettata a propinare come se all'orizzonte ci fosse una pericolosa deriva per la magistratura: "Piaccia o non piaccia, il ruolo del pubblico ministero - della pubblica accusa - è diverso rispetto al ruolo del giudice. Se fosse lo stesso ruolo non ci sarebbe bisogno di averne due, ne basterebbe uno. Basterebbe questo per rendersene conto o no?".

Di Pietro ha inoltre ritenuto "opportuno" che il Consiglio superiore della magistratura venga composto da persone che vengono scelte direttamente dai magistrati senza il bisogno di passare per le correnti, giudicate come "la rovina della credibilità della magistratura". Per l'ex pm si tratta dunque di una riforma "necessaria" ma al tempo stesso "non sufficiente". Comunque è un altro tassello verso un cantiere di riforma che si prospetta senza alcun dubbio complicato ma che davanti a sé ha l'intero arco di legislatura per essere portato a termine.

La strada tracciata dal governo è sempre stata chiara: bisogna intervenire in materia di giustizia segnando un netto cambio di passo rispetto al passato, ovviamente senza mettere in discussione la totale indipendenza del magistrato. Che, come ha più volte ribadito il ministro Carlo Nordio, rappresenta un pilastro centrale. Un principio che non può essere affatto negoziabile. Con buona pace dei catastrofismi della sinistra che continua a tratteggiare chissà quali scenari drammatici, evidentemente infastidita dal centrodestra che ha ancora una volta messo nero su bianco una promessa fatta agli elettori in campagna elettorale.

Le nuove norme avranno come effetto quello di distinguere - all'interno della magistratura - la carriera dei magistrati giudicanti e quella dei magistrati requirenti, e ovviamente quello di adeguare l'ordinamento costituzionale alla separazione in questione.

Di conseguenza si prevede l'istituzione del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente. Inoltre la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti è attribuita all'Alta Corte disciplinare.

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