
nostro inviato a Venezia
Nel 1964 Antonio Pietrangeli gira Il magnifico cornuto, adattando la ominima commedia di Crommelynck. Il film, restaurato, fa parte della sezione dedicata ai classici dalla Mostra del cinema. I fatti in breve, e senza svelare il finale, anche se molti lo conosceranno già. L'industriale Andrea Artusi (Ugo Tognazzi) vive con la giovane moglie Maria Grazia (Claudia Cardinale) un matrimonio che appare saldo. Il sospetto di un tradimento, nato dal nulla, si trasforma però in ossessione. L'uomo, incapace di governare la propria fantasia, inizia a spiare, pedinare, accusare. Nel tentativo di proteggere ciò che ama, lo annienta.
Il film si muove sulla superficie della commedia, ma scava in profondità. La regia si affida a un tono elegante, quasi metodico nello svelare la malattia. Non è l'amore che guida i gesti del protagonista, ma la paura. Non è la fedeltà della moglie, una splendida Cardinale, a contare, bensì il bisogno di confermare il proprio status.
Andrea Artusi incarna un'Italia che nel 1964 mostra i segni del miracolo economico: industria in espansione, ricchezza più diffusa, salotti pieni di oggetti moderni, automobili come simboli di progresso e status sociale.
Ma dietro la superficie resta intatta la mentalità arcaica, che considera la donna proprietà e l'onore maschile inviolabile. Il contrasto tra l'abito elegantemente alla moda dell'industriale e la sua psicologia medievale è la chiave del film. La modernità, se è solo consumo, non basta a cambiare i riflessi più antichi.
Non a caso, nello stesso periodo la commedia all'italiana metteva in scena ossessioni simili. Pietro Germi, in Divorzio all'italiana e Sedotta e abbandonata, mostrava come l'istituzione familiare fosse ancora regolata da codici superati dalla realtà. Dino Risi, con Il vedovo o nell'episodio Il marito di Attilia nel film I nostri mariti, ridicolizzava la figura maschile. Pietrangeli si distingue: punta sull'amarezza sottile, perfettamente compendiata dagli sguardi di Ugo Tognazzi, qui alle prese con uno dei primi ruoli venati di sottile senso della tragedia e della vecchiaia, intesa come anticamera morale e fisica della morte.
Il magnifico cornuto è allora più della storia di un marito ossessivo. È un'allegoria dell'Italia che tenta di presentarsi come moderna e sicura, ma che, appena sfiorata dal dubbio, si rivela fragile, pronta a implodere. La moglie di Artusi, giovane e indipendente, rappresenta una società che cerca di uscire da ruoli predestinati. Lui invece vuole che la moglie sia un trofeo, guardare e non toccare.
A riprova del fatto che il tema era scottante, possiamo ricordare brevemente la reazione d'epoca di fronte al titolo. Alcune location furono cancellate perché i proprietari o i sindaci temevano danni d'immagine. La campagna promozionale fu difficile. Ad esempio, i tassisti si rifiutarono di reclamizzare Il magnifico cornuto sulle loro auto. Nel 1971 furono aggiunte alcune scene a colori oniriche ma decisamente erotiche, in omaggio alla tendenza dell'epoca. Recuperate dalla Cineteca di Bologna, si possono vedere, nella versione restaurata, dopo i titoli di coda.
Il 1964 non fu un anno qualunque neppure per la politica. Il centrosinistra andò in crisi, e si fece strada l'instabilità, culminata e conclusa con l'elezione di Saragat alla presidenza della repubblica. Il centro-sinistra, Democrazia cristiana e Partito socialista, si proclamava forza di modernizzazione, ma viveva di paure: perdere il primato, perdere la Chiesa, perdere il polso della società.
La falsa modernità, raccontata con leggerezza apparente, è ancora un nervo scoperto. Non solo nei massimi sistemi ma anche nel costume. Cambiano gli strumenti, non le ossessioni. Oggi il controllo non passa più per i pedinamenti in strada, ma per la sorveglianza digitale: chat, spunte blu, accessi notturni, fotografie scrutate come indizi. La gelosia patologica ha soltanto cambiato linguaggio, restando identica nella sostanza. Tenetevi lontani dal whatsapp del vostro coniuge, anche se non avete nulla da temere (forse).
In un'Italia che ancora oggi deve fare i conti con violenze domestiche e relazioni trasformate in gabbie, Il magnifico cornuto risuona come un monito
inascoltato. Pietrangeli mostra che non serve il tradimento reale: basta l'immaginazione di chi teme di non possedere pienamente l'altro. Da lì comincia la catena che porta dalla commedia quotidiana alla tragedia irreparabile.