Malata di shopping spende 4000 euro in autogrill

Giovane avvocatessa in preda ad una crisi «svuota» in una notte l’area di servizio: «Non è reato fare acquisti»

Malata di shopping spende 4000 euro in autogrill

Enza Cusmai

da Milano

L’ultima vittima identificata è stata una giovane avvocatessa che ha trascorso la notte in un’area di servizio sull'autostrada Roma-Napoli spinta da un solo desiderio maniacale: comprare di tutto e di più, senza uno scopo preciso. Spinta soltanto da un impulso irrefrenabile, irrazionale, liberatorio. Alla fine ha lasciato alla cassa ben 4000 euro in cd, dvd, libri, sigarette, salumi e dolciumi. Non contenta degli acquisti è caduta nel panico quando ha scoperto di non riuscire più a comprare oggetti perché aveva finito i contanti e aveva pure raggiunto la copertura massima della carta di credito. «Adesso torno, adesso torno. Non toccate nulla. Questa è tutta roba mia. Vado a prendere i soldi in banca e torno per saldare il conto» ha detto concitata al cassiere. Che a quel punto, allarmato, ha chiamato la polizia.
Accompagnata in ospedale è stata visitata da un medico e lei, la giovane avvocatessa, ha esclamato: «Polizia, ospedale, ma da quando in qua è reato fare shopping? Ora mi cerco un avvocato, e lei, dottore, faccia lo stesso perché la querelo. Quando sto male, spendere denaro mi aiuta a sentirmi meglio. Tutta questa confusione solo perché ho finito il denaro. Che tristezza!».
In effetti questa storia può suscitare tristezza. Non tanto per l’intervento della Polstrada (che probabilmente è intervenuta solo per aiutare una persona in difficoltà) quanto per il dramma che nasconde questa necessità maniacale all’acquisto.
Già, perché la povera avvocatessa è ammalata. Di una malattia nuova, tutta moderna, sempre più diffusa soprattutto tra le donne. Si chiama «sindrome da shopping» o «acquisto compulsivo». Anche i genitori della giovane chiamati in piena notte dai medici dell’ospedale hanno confermato questa diagnosi: la figlia «soffre di turbe maniacali e quando ha le crisi dà fondo a tutti i suoi averi».
Insomma, molta gente, quando è depressa si scatena negli acquisti, meglio se futili e costosi. Il fenomeno ormai colpisce ben l’8% della popolazione adulta anche se, secondo stime, il 90% dei consumatori effettua periodicamente acquisti compulsivi. Ma le vere vittime di questa nuova sindrome sono le giovani donne, tra i 35 e i 45 anni, che entrano nei negozi, soprattutto di abbigliamento, e comprano anche senza provare vestiti che poi appendono nell’armadio e non indossano mai. Gli specialisti che curano i malati di shopping compulsivo spiegano che quasta sindrome scaturisce soprattutto dalla depressione. La patologia, infatti, è spesso provocata da difficoltà affettive, da ansia e fuga delle proprie responsabilità, dalla necessità di riempire con cose materiali i propri vuoti personali. Insomma, dietro l’acquisto facile, campeggia il disagio di vivere che si traduce in esagerazioni. La casistica è ricca di casi curiosi. C’è chi ha comprato cinque camicie dello stesso colore e poi le ha archiviate nell’armadio con tanto di etichetta, oppure chi spende (senza poterselo permettere) 30mila euro in vestiti. Una dottoressa si è persino indebitata per acquistare montagne di libri mai sfogliati. La malattia è seria anche perché spesso coinvolge e colpisce da un punto di vista economico intere famiglie. Ed è giudicata talmente seria che viene curata anche all’Asl.

I tempi di guarigione sono lunghi. La cura dura almeno un anno e mezzo. Si comincia con un trattamento farmacologico antidepressivo ma l’intervento radicale è tutto psicologico e prevede terapie individuali e di gruppo.

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