Il ministro delle Politiche giovanili Giovanna Melandri, sul Giornale di ieri, ha risposto alla lettera di una giovane anoressica e ha ammesso che i disturbi del comportamento alimentare sono malattie psichiatriche come le altre: dinanzi a esse, dunque, una nuova legge non può fare granché.
È un passo avanti, anche se il Manifesto di autoregolamentazione della moda italiana contro l'anoressia, cui il ministro ha aderito, non contribuisce certo a fare chiarezza. Lo dico perché in circolazione non c'è quasi nessuno, sui giornali o nei dibattiti, che non associ anoressie e bulimie alla civiltà dell'immagine, ai modelli imposti dalla moda e dalla pubblicità, insomma a un certo grado di occidentalizzazione. Bene, ma la diffusione di queste malattie, se così fosse, dovrebbe essere direttamente proporzionale a questa occidentalizzazione: e invece pare che non sia così.
Un importante studio internazionale coordinato dallo psichiatra Giovanni Maria Ruggiero, «Anoressia e bulimia nei Paesi dell'area mediterranea», ha evidenziato che in molti Paesi meno progrediti dal punto di vista di cui sopra (meno luccicanti di modelli magri e vincenti) i disturbi alimentari hanno una frequenza simile a quella dei Paesi europei. In alcuni casi, come l'Egitto, i disturbi sono addirittura superiori. Fatelo presente, al prossimo sociologo da tinello che incrociate.
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