Maldini rischia il processo per tangenti

MilanoCorruzione e spionaggio: con queste accuse la Procura di Milano chiede di processare Paolo Maldini, ex capitano del Milan e della nazionale. L’indagine del pubblico ministero Paola Pirotta sui rapporti tra il calciatore rossonero e u funzionario corrotto dell’agenzia delle Entrate finisce nel peggiore dei modi: nonostante la scelta di presentarsi nelle settimane scorse a rendere interrogatorio e di fornire la sua versione dei fatti, Maldini non ha convinto il pubblico ministero. Nel 2009, quando stava per avviare una attività immobiliare, Maldini chiese a Bressi di inserirsi abusivamente nei computer del fisco alla ricerca di notizie riservate sul conto di un socio di cui non si fidava. A rendere quasi innegabile l’addebito, l’intercettazione di un dialogo tra Maldini e l’uomo: «Volevo fare una piccola verifica su, su, su Alessandro eh... Come si può fare? (...) Su di lui si può fare una verifica fiscale su di lui?».
Si compie così il destino parallelo di due calciatori simbolo della Milano dei primi anni Duemila: Paolo Maldini e Christian «Bobo» Vieri, difensore milanista uno, attaccante interista l’altro, ma amici inseparabili e soci d’affari nella linea «Baci e abbracci». E, curiosamente, finiti entrambi in storie di spionaggio: uno come vittima, l’altro come imputato. Oggi Vieri è parte civile contro l’Inter per i dossier raccolti contro di lui dall’ufficio sicurezza di Telecom (cui Moratti aveva chiesto lumi sulla vita privata del bomber), e Maldini rischia invece il processo per lo spionaggio ai danni del socio. Ovviamente, sono difesi dallo stesso avvocato.
Ed è l’avvocato, Danilo Buongiorno, a manifestare il suo disappunto per la decisione della Procura di chiedere il rinvio a giudizio: arrivata, dice, «nonostante l’assoluta assenza di prova a suo carico, nonostante quanto dichiarato dal signor Paolo Maldini nel corso dell’interrogatorio dallo stesso richiesto e nonostante la notevole quantità di deduzioni e di produzioni documentali consegnata al pubblico ministero che non sono state nemmeno considerate». Maldini, sostiene il legale, in questa vicenda è una vittima, e non un indagato: «Paolo è estremamente tranquillo sull’esito finale di tutta la vicenda». Unica soddisfazione, per la famiglia Maldini, la decisione del pm Pirotta di chiudere con un nulla di fatto l’inchiesta a carico della moglie del calciatore: per Adriana Fossa, che era imputata di corruzione per i soldi versati all’agente del fisco, la Procura chiede l’archiviazione del procedimento.
Il nome di Maldini non era il solo nome conosciuto, nell’avviso di fine indagini che la Guardia di finanza aveva consegnato il 22 aprile scorso a una quarantina di indagati. Dentro, c’era riassunta una brutta e ramificata storia di corruzione, di cui se i tempi lo avessero consentito si sarebbero forse scoperti anche altri protagonisti eccellenti: la storia di un alto funzionario dell’Agenzia delle entrate, Luciano Bressi, un uomo pagato dallo Stato per controllare i contribuenti, e che giocava anche per l’altra squadra, mettendo il suo know how al servizio di chi sulle tasse voleva risparmiare a tutti i costi e con tutti i metodi. E intorno a lui altri pubblici funzionari pronti a fare, in cambio di quattrini o altri vantaggi, praticamente di tutto.

Come Giuseppe Lomuti, anche lui in servizio all’Agenzia delle Entrate, che nel 2008 permette a Davide De Zan, giornalista sportivo di Mediaset, di introdursi nei sistemi informatici del fisco per scovare qualche notizia scomoda ai danni dei suoi colleghi Paolo Ziliani e Alessandro Piccinini. E anche De Zan era finito sotto inchiesta per spionaggio informatico.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica