Mamma, manager e un po' Steve Jobs

di Marco Lombardo

E figuriamoci se una cosa del genere non venga subito posta al giudizio del Fondatore: cosa avrebbere detto Steve? Se insomma Tim Cook, il gran capo di Apple, decide un giorno di scegliere una donna come vicepresidente, ovvio che il mondo si interroghi sulle conseguenze postume di un possibile affronto alla memoria, come se Steve Jobs, le donne, le considerasse la faccia oscura della Mela. Oddio, certo: se nell'azienda più importante del mondo l'intero consiglio di amministrazione è fatto da uomini, qualche domanda uno se la deve pur porre. Poi però all'improvviso spunta Angela Ahrendts e allora cambia probabilmente tutto. Sicuramente cambierà molto.
Lei, Angela, non è che poi sia così una sconosciuta: in fondo a 53 anni ha una solida carriera alle spalle, madre (di tre figli) e manager di alto livello fin da quando - all'età di 29 - è salita sulla sedia più alta di Donna Karan. La svolta nel 2006 come Ceo di Burberry: dall'Indiana a Londra, a capo di una delle più noti e polverosi brand della moda. Ed ecco, appunto: che c'entra la moda con Apple? Cosa avrebbe detto Steve?
Angela, in mezzo a quegli scaffali pieni di tessuti a quadri che in Inghilterra erano finiti appiccicati ad un clichè di gente di basso livello, ha preso in mano l'azienda e ha subito cambiato le regole de gioco: via quasi tutte le licenze di quel look così vecchio, ridotto al 10 per cento della produzione; nuovi testimonial per un marchio che doveva tornare ad essere il meglio del made in England; svolta digitale sia per il marketing che per il cuore delle attività di Burberry, vendita compresa. «Quella della nostra azienda - diceva - è una storia lunga 150 anni: dobbiamo essere capaci di raccontarla al mondo di oggi. E dobbiamo parlare la lingua dei consumatori». Risultato: Burberry è stata la prima azienda a sperimentare le sfilate trasmesse via internet in tutto il mondo, la prima della moda a cambiare i parametri di vendita on line con un sito dove adesso ti puoi vestire da capo a piedi con un addetto a tua disposizione via streaming per consigli in diretta. E soprattutto Burberry ha completamente modificato l'architettura dei suoi negozi, che oggi sono 530 nel mondo e fatturano 3 miliardi di dollari. E che, guardacaso, nell'anima assomigliano a quelli di Apple.
Ecco cosa c'entra insomma la moda con la tecnologia, ecco cosa c'entra Angela con Tim Cook. Lui ha scelto la Ahrendts per affidare il futuro degli Apple Store - i negozi al mondo più vicini alle necessità dei clienti - a chi può solo cercare di migliorarli ancora, con la sua esperienza, con la sua visione. Perché Angela Ahrendts alla fine si è fatta conoscere con lavoro, rigore e determinazione, le doti che ti fanno entrare dalla porta pricipale di Cupertino: «Il mio primo mestiere è quello di dare il buon esempio: da Burberry lavorano un sacco di donne e io ho sempre detto loro di essere prima di tutto delle madri. Io non voglio essere una grande manager senza essere prima di tutto una grande madre e una buona moglie: sono tre lavori importanti». E già, a questo punto, cosa avrebbe detto Steve?
Probabilmente nulla, come faceva nei momenti importanti, assorto come se fosse distratto.

Poi, all'improvviso, sarebbe esploso di felicità, perche Angela - quella donna - avrebbe usato le parole che ama spesso ripetere: «Il successo di un brand non si misura con la crescita economica, ma da qualcosa di più umano: l'impatto culturale che ha sulla gente. Per questo, per vincere negli affari, bisogna pensare in modo diverso». Appunto: think different. L'aveva già detto qualcuno.

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