Mancano le emozioni nella jeep assalita dai leoni in Sudafrica

Difficile trovare un film più inutile, sciapo e scontato, anche se nella stagione si è visto di peggio. L’ermetico titolo originale (Prey) arriva accompagnato da un chiarificatore, ma non troppo, La caccia è aperta. I fatti, all’osso. La famiglia Newman è in Sudafrica al seguito di papà ingegnere Tom (l’incartapecorito Peter Weller di Robocop) che lavora a una diga. Il capofamiglia affida all’esperta guida Brian, per una gita nella riserva di caccia, la giovane moglie bis Amy (Bridget Moynahan) e i due asfissianti figli di primo letto, la quattordicenne ribelle Jessica e il piccolo David. Al ragazzino scappa un bisogno urgente (mai lasciare a casa il vasino!), scende dalla jeep con l’autista e si piazza dietro una siepe. Ma ecco spuntare una leonessa, il bambino riesce a rifugiarsi nella macchina accanto a matrigna e sorella, non così Brian, subito sbranato. I leoni accorrono a frotte, le chiavi dell’auto sono cadute lontano, i cellulari non prendono. Che notte quella notte. Un’operina girata con due dollari e nessuno spreco di fantasia; la scintilla dell’emozione resta spenta, nonostante le unghiate assassine dei protagonisti a quattro zampe e le ripetute urla di terrore dei tre insopportabili morituri.

Da Oscar dell’umorismo (involontario) la battuta dell’affamato David davanti al fresco cadavere dell’autista: «Ho voglia di un triplo hamburger».

PREY - LA CACCIA È APERTA (Usa, 2007) di Darrell James Roodt con Bridget Moynahan, Peter Weller. 83 minuti

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