Mancini: "Vinco e me ne vado"

Se domenica conquisterà lo scudetto il tecnico nerazzurro annuncerà il suo addio all'Inter. Lo sfogo con gli amici: "Voglio vedere chi saprà resistere quattro anni in una società così". Chi vincerà lo scudetto? VOTA

Mancini: "Vinco e me ne vado"

Milano - Ci vorrebbe una vittoria. Una vittoria per lasciarsi felici e scontenti. L’ultima storia legata alle intercettazioni telefoniche è stata una goccia, non la goccia, che ha fatto traboccare il classico vaso. «Se vinco, me ne vado», Mancini lo ha detto prima a se stesso, poi agli amici. Probabilmente lo sa anche Moratti, che si sarà lasciato sfuggire un sorriso di sotto gli occhialini. Alla fine vincerà Mancini, vincerà l’Inter, vincerà lui che sta tempestando di telefonate gli allenatori di tutta Europa. L’ultima ad un tecnico italiano, che poi ha riferito a Mancini la lieta novella. Vero che il tempo dei ripensamenti non finisce mai, quindi potrebbe capitare che l’allenatore riveda i concetti, ma essendo un tipo tignoso e mediamente coerente (perfino Moggi, che non lo ama, gli ha riconosciuto tal pregio) difficilmente si lascerà trascinare in una nuova palude.

L’idea è chiara e logica: conquisto un altro scudetto, lascio un segno che vale nella storia dell’Inter, lascio in dote un bel gruzzolo di successi, ed evito di farmi triturare ancora in una società che non ti difende mai e ti fa venir mal di testa con tutte le sue guerriglie interne. Delitto perfetto. Trapattoni, ai suoi tempi, definì l’Inter una centrifuga. C’era Pellegrini, non Moratti. Trap è stato un precursore in ogni senso. Mancini ha capito che aveva ragione. E con i suoi amici ha fatto una scommessa: «Voglio vedere chi riesce a resisterci quattro anni». Potrebbe scommettere anche uno stipendio, tanto ne è certo. Quattro anni sono un bel record anche per la sopportazione di Moratti che, notoriamente, ama le novità, salvo affezionarsi a taluni pupilli che dividono più che unire: Recoba, Adriano, Figo fanno scuola.

Ma questa è l’Inter e il feeling tra Moratti e Mancini ha vissuto diversi momenti difficili. Il presidente non si è negato mai il piacere di contattare, studiare, elogiare allenatori che non fossero il suo. Il tecnico ha fatto pulizia nello spogliatoio e ne ha sopportato i mal di pancia, ma non si è sentito mai difeso. Ha avuto contrasti con il medico (problema comune a tutti gli allenatori interisti) e ha dovuto subirne la presenza come un’imposizione. Ha parlato, commentato, criticato ed ha scoperto che il presidente stava sempre sulla sponda opposta. Anche quest’ultima vicenda delle intercettazioni è venuta curiosamente alla luce nel momento più difficile della stagione. Il tecnico non si è preoccupato più di tanto. Non gli è parso d’avere fatto nulla di sconveniente. Tanto che l’avvocato suo e di Mihailovic ha preannunciato querela a chi li ha accostati a prostituzione, scommesse e traffici di droga. L’Inter sapeva, ma l’ad Paolillo se n’è uscito con una curiosa dichiarazione: «Non sapevamo nulla di tutta questa vicenda». Una presa di distanza da Mancini e il suo gruppo o l’intenzione di far licenziare il dirigente addetto alla sicurezza e agli intrighi nazionali? In questi casi, l’Inter è più scoppiettante di un fuoco artificiale.

Ed allora non c’è da stupirsi che un allenatore si lasci prendere da un po’ di sconforto e chiuda la porta al futuro subito dopo l’eliminazione con il Liverpool. In un’altra società (nel Milan tanto per non andare lontano) il tecnico sarebbe stato difeso e confermato, qui Moratti ha pensato subito di cacciarlo. Poi, dopo una decina di docce fredde, ci ha ripensato. Straordinario: voleva licenziare l’allenatore che ha tenuto la squadra in testa alla classifica per due campionati di fila. Ma che dire? Moratti si è invaghito di Mourinho, Prandelli, Benitez e bisogna concedergli questi sfizi.

Ma è certo che se l’Inter perderà lo scudetto, Mancini non darà le dimissioni. In quel caso è giusto che la decisione venga presa dal presidente. Ballano circa 20 milioni di euro e l’allenatore ha un contratto che dura ancora tre anni. Il tipo non ama perder danari e nemmeno liquidazioni.

A Moratti ha sempre riconosciuto una grande generosità. La sua può prender forma solo in caso di successo. Perde (per il vero ci sarà una buona uscita) la liquidazione, ma trova la liberazione. Prossima tappa l’Inghilterra: Manchester City o Everton.

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